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venerdì 21 gennaio 2011

Uno sbocco in Cina per i salumi italiani

Nonostante gli scandali alimentari che occupano la cronaca cinese e le normative inefficienti nel settore alimentare, c’è chi riesce a collocare con successo i salumi italiani sul mercato asiatico.

Nella Repubblica Popolare Cinese si verificano con una certa frequenza episodi di scandali alimentare. Ultimamente è stato coinvolto il marchio occidentale Lipton, che le scorse settimane ha dovuto ritirare dal mercato cinese quattro lotti di tè al latte solubile in quanto il latte risultava contaminato da melamina. Stessa sorte per il gruppo britannico Cadbury che, invece, ha ritirato i suoi prodotti di cioccolato dai negozi di Pechino, e così è stato per molte altre aziende. Oltre al latte anche gli spaghetti di riso sono stati protagonisti di altri scandali: nella città di Dongguan, vicino ad Hong Kong, si è scoperto che alcune fabbriche producono quotidianamente 500 tonnellate di spaghetti con chicchi avariati e con l’aggiunta di sostanze chimiche cancerogene.
La sicurezza alimentare in Cina è un problema non indifferente e in alcuni casi porta a conseguenze drammatiche, come ricordano i numerosi episodi di intossicazione, che coinvolgono spesso i bambini. La mancanza di un adeguamento agli standard internazionali è dovuto alla brama di produrre grandi quantitativi di prodotti alimentari con il minor costo possibile, lesinando sulla qualità e la commestibilità di alcuni ingredienti. Eppure, una legge in materia esiste: il nuovo testo è entrato in vigore il 1 giugno 2009 e detta la normativa generale in materia di sicurezza alimentare applicabile a tutti i prodotti del settore. Il testo stabilisce, inoltre, quali sono gli standard da seguire, affidando ad organi centrali il compito di gestire e monitorare le situazioni critiche. Tuttavia, la norma risulta debole nella sua efficacia e applicabilità, in quanto il legislatore ha rimandato a futuri atti normativi la definizione del testo nel dettaglio.
Nonostante ciò qualche azienda italiana che ha conquistato la Cina c’è: un esempio di successo è quello della Beretta di Trezzo sull’Adda, impresa produttrice di salumi e oggi leader del comparto nel Dragone. La Beretta ha siglato un patto con l’azienda cinese di Nanchino, Yurun Group, grazie alla quale produce direttamente in loco; per la distribuzione, invece, si è affidata alla catena internazionale Carrefour. Una delle strategie utilizzate da Beretta per superare le barriere della piazza cinese è stata quella di firmare con il ministero della Salute cinese un memorandum per agevolare l’esportazione di salumi italiani in Cina. Ciò apre le strade agli operatori italiani del settore in un mercato che genera già un giro di affari di 600 milioni di euro l’anno.

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