Con un Pil superiore alle aspettative la Cina si conferma la seconda economia mondiale, sorpassando il Giappone, ma deve ancora fronteggiare la critica questione dell’inflazione.
La Cina chiude il 2010 con un aumento del Pil pari al 10,3% (contro il 9,2% del 2009), un dato superiore alle attese della Banca Mondiale e il più elevato dalla crisi del 2008. Tale progresso incorona definitivamente il Dragone come la seconda potenza economica mondiale dopo gli Stati Uniti, scavalcando così il Giappone, che con una crescita del 2% circa perde la posizione conquistata nel 1968.
Tuttavia, lo sviluppo economico della Repubblica Popolare si accompagna da qualche mese ad un fenomeno di inflazione galoppante, contro il quale le autorità hanno varato alcune misure che per ora non hanno portato a grandi risultati. Lo scorso novembre i prezzi al consumo hanno registrato un livello record, aumentando del 5,1%, salvo poi calare lievemente in dicembre arrivando al 4,6%. Un innalzamento, comunque, oltre il 3,5% che il governo si era prefissato. Nei prossimi mesi gli analisti prevedono un tasso ancora piuttosto alto, dovuto anche alla normale impennata delle festività, che si apriranno il prossimo 3 febbraio con il Capodanno cinese. L’unica soluzione efficace sembra essere quella della rivalutazione dello yuan, operazione che consentirebbe al Paese asiatico di ottenere merci dall’estero a condizioni più convenienti e potendo così mantenere i prezzi bassi sul mercato. A questo proposito, la Cina aveva annunciato un apprezzamento della valuta del 5% entro quest’anno e la questione è stata al centro di un acceso dibattito nell’incontro a Washington tra Hu Jintao e Obama dei giorni scorsi. Tuttavia, nonostante le pressioni americane, finora non sembra esserci stata nessuna mossa in questa direzione.
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