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giovedì 20 gennaio 2011

La Cina è ancora un mercato complicato per la moda maschile italiana

Nonostante le buone prospettive, la Cina è ancora un Paese di difficile conquista per le piccole imprese italiane della moda maschile, le quali sempre più spesso approcciano il mercato asiatico passando per Hong Kong.

Oggi si conclude ad Hong Kong la Fashion Week dedicata alle collezioni autunno/inverno 2010-2011; un settore, quello della moda, trainante nel nostro Paese e alla guida del Made in Italy in tutto il mondo.
Hong Kong, nell’ambito del mercato asiatico, rappresenta uno degli sbocchi principali anche per il comparto dell’abbigliamento maschile e si configura come l’accesso principale per le aziende interessate al difficile mercato cinese. La Repubblica Popolare, infatti, è tutt’oggi un Paese piuttosto intricato per il settore e richiede investimenti elevati, soprattutto nella ricerca di un distributore locale affidabile e che condivida la cultura improntata sulla qualità del prodotto. Il vincolo principale rimane però la tutela del marchio, che se per i grandi nomi può godere di una protezione più ampia, per i soggetti minori è un ostacolo non indifferente.
Hong Kong, invece, si pone come l’accesso ideale per la Cina e proprio qui alcuni marchi di fama internazionale hanno la possibilità di “tastare il terreno” per un’eventuale approccio al Dragone. Un esempio è il progetto in cantiere di Prada, che aprirà a breve nell’ex colonia britannica un nuovo centro di stile e ricerca allo scopo di promuovere le risorse asiatiche e consolidare la propria presenza nell’area. Anche le statistiche confermano questa tendenza: Hong Kong si posiziona al decimo posto tra i mercati di sbocco del comparto moda maschile italiano (con una quota pari al 3,5% sul totale e 123 milioni di euro spesi tra gennaio e settembre 2010), in coda ai Paesi europei e agli Stati Uniti che tuttora rimangono le destinazioni principali dell’export tricolore.
Al momento, tuttavia, soprattutto per le piccole imprese la scelta di orientarsi verso la Cina, ma in generale verso tutti i mercati emergenti, è ancora una sfida eccessivamente impegnativa che richiede strutture consolidate e organizzate.

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