In Cina si respira un’aria di tensione negli ultimi mesi: gli operai protestano nuovamente, mentre i ricchi emigrano all’estero per sfuggire ad una situazione incerta e preoccupante.
Anche la Cina sta vivendo un momento difficile dal punto di vista sociale, riflesso anche di un’economia altalenante e sottoposta ai rischi della situazione internazionale. Nel Sud del Paese, e in particolare a Shenzhen, Dongguan e Foshan, si registrano nuove ondate di scioperi da parte degli operai di fabbriche dell’industria manifatturiera. Sono per lo più di lavoratori impiegati in aziende taiwanesi o di Hong Kong che protestano contro i recenti tagli salariali che prevedono la cancellazione degli straordinari. Si tratta di una misura presa da molte aziende del settore per compensare il calo degli ordini avvenuto in conseguenza della diminuzione della domanda occidentale. Altro motivo della protesta, inoltre, è la delocalizzazione di alcune produzioni in aree della Cina con costo della manodopera minore o in Vitenam.
A lamentare una situazione difficile non sono solo le classi più basse, ma anche i super ricchi della Repubblica Popolare. Secondo una recente ricerca della Hurun Report e della Banca di Cina, effettuata su 980 milionari (con oltre 1,17 miliardi di euro), il 46% dei super ricchi sarebbe pronto ad emigrare in Paesi come USA, Canada, Singapore, e Australia, mentre il 14% l’avrebbe già fatto. Il motivo principale è proprio l’insicurezza che si respira nel Dragone, dovuta alla situazione politica, alle nuove tensioni sociali, alla corruzione e all’inquinamento. Molti di loro, infatti, vorrebbero dare ai loro figli un’educazione qualitativamente migliore, che la Repubblica Popolare al momento non può offrire. Infine, un terzo degli intervistati emigra per investire il proprio capitale in un Paese più sicuro e molte economie occidentali si stanno attrezzando per poter accogliere adeguatamente i cinesi milionari.
Nessun commento:
Posta un commento