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mercoledì 9 novembre 2011

Cina primo mercato di esportazione per la meccanica italiana

Il settore della meccanica italiana trova in Cina un terreno molto fertile per l’export: la Repubblica Popolare apprezza la qualità e l’innovazione del Made in Italy.

Un altro settore del Made in Italy, quello della meccanica, vede nella Cina il mercato più importante per l’export: il Dragone assorbe il 14% delle esportazioni del settore italiano ed è meta preferita anche del maggior competitor del nostro paese: la Germania.
In particolare, il comparto più importante risulta essere quello della meccanica utensile, con un valore mondiale di 45 miliardi di euro di cui 16 miliardi della Cina, la cui crescita e del 47% su base annua. Nel 2010 il Paese asiatico è diventato anche il primo produttore mondiale per un valore di 10 miliardi di euro. L’Italia, quarto posto a livello globale con i suoi 3,9 miliardi di fatturato di cui 2,5 all’estero, ha venduto in Cina macchine utensili per 350 milioni di euro, con una crescita del 4,6%; tra le macchine più vendute ci sono quelle speciali ad alta performance come grandi torni a cinque assi, rettifiche, fresatrici-alesatrici, presse per la deformazione dei metalli, ma anche componenti quali mandarini e teste di lavorazione.
Interessanti i dati relativi, poi, ai macchinari per il tunnelling, di cui si ha un recente esempio di successo con l’azienda italiana SELI. L’azienda, infatti, ha firmato un accordo di fornitura da 28 milioni di dollari con la ditta di costruzioni cinese Gezhouba, sbaragliando i concorrenti americani e tedeschi. SELI fornirà una macchina per scavare gallerie, la TBM, che verrà prodotta presso la cinese HSP con design italiano. La consegna del primo macchinario avverrà entro 10 mesi, cui seguiranno altre 30 macchine simili da realizzarsi nel giro di 5 anni. La macchina verrà impiegata per scavare un tunnel in Etiopia che fa parte di un impianto idroelettrico commissionato a Gezhouba dal governo etiope.
In generale, comunque, il settore della meccanica italiana risulta essere forte in tutto il Far East; il solo continente asiatico copre il 60% della produzione mondiale.

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