Pechino conquista la fiducia delle agenzie di rating internazionale e vede innalzare l'indice di debito sovrano prima da Moody's e poi da S&P. Il Paese però teme la crisi globale e offre il suo sostegno all'eurozona.
L'economia cinese sembra più solida che mai in questi mesi di instabilità internazionale. Se la maggior parte dei Paesi europei vede minacciare dalle agenzie internazionali i propri rating, altre nazioni, invece, vengono "premiate".
Il rating sul debito sovrano della Repubblica Popolare Cinese, infatti, è migliorato secondo due dei principali istituti: Moody's e Standard&Poor's. Moody's è stata la prima ad intervenire nel novembre scorso, innalzando il rating cinese da A1 a AA3 a fronte della stabilità economica e delle rosee aspettative di crescita della Cina. S&P, invece, ha provveduto a modificare l'indice nelle scorse settimane, portandolo da A+ a AA-, e motivando la decisione con il basso livello di indebitamento del Paese asiatico (al 23% del PIL), la forte posizione patrimoniale e le buone prospettive di crescita. A sostenere la mossa, inoltre, è stata la capacità del governo di Pechino di reagire alle minacce alla sabilità finanziaria e le cospicue riserve di valuta straniera di cui dispone la Repubblica Popolare.
La stabilità economica della Cina si rivela fondamentale nella attuale crisi europea; il ministro del Commercio cinese, Chen Deming, ha recentemente dichiarato, in occasione degli annuali colloqui commerciali con i vertici dell'Unione Europea, che il Dragone è preoccupato per come l'eurozona gestirà la crisi ed i rischi sul debito sovrano. La Repubblica Popolare, quindi, ha deciso di sostenere l'euro, appoggiando le misure adottate dalla Ue e dal Fmi per la stabilità dei mercati finanziari. Una crisi estesa a tutti i Paesi europei potrebbe, infatti, ripercuotersi anche sulla Cina, la quale ha investito in euro gran parte delle sue riserve valutarie. In alcuni casi, come la Grecia, il Paese asiatico ha inoltre proposto un concreto aiuto alle nazioni colpite duramente dalla crisi.
Nei prossimi mesi il Dragone proseguirà con una politica monetaria prudente, ma anche con una politica fiscale attiva che affermi il ruolo rilevante del Paese a livello globale: un ulteriore segnale che la Cina sta diventando uno mercato solido per gli investimenti internazionali e meno rischioso di molti altri Paesi occidentali.
Il rating sul debito sovrano della Repubblica Popolare Cinese, infatti, è migliorato secondo due dei principali istituti: Moody's e Standard&Poor's. Moody's è stata la prima ad intervenire nel novembre scorso, innalzando il rating cinese da A1 a AA3 a fronte della stabilità economica e delle rosee aspettative di crescita della Cina. S&P, invece, ha provveduto a modificare l'indice nelle scorse settimane, portandolo da A+ a AA-, e motivando la decisione con il basso livello di indebitamento del Paese asiatico (al 23% del PIL), la forte posizione patrimoniale e le buone prospettive di crescita. A sostenere la mossa, inoltre, è stata la capacità del governo di Pechino di reagire alle minacce alla sabilità finanziaria e le cospicue riserve di valuta straniera di cui dispone la Repubblica Popolare.
La stabilità economica della Cina si rivela fondamentale nella attuale crisi europea; il ministro del Commercio cinese, Chen Deming, ha recentemente dichiarato, in occasione degli annuali colloqui commerciali con i vertici dell'Unione Europea, che il Dragone è preoccupato per come l'eurozona gestirà la crisi ed i rischi sul debito sovrano. La Repubblica Popolare, quindi, ha deciso di sostenere l'euro, appoggiando le misure adottate dalla Ue e dal Fmi per la stabilità dei mercati finanziari. Una crisi estesa a tutti i Paesi europei potrebbe, infatti, ripercuotersi anche sulla Cina, la quale ha investito in euro gran parte delle sue riserve valutarie. In alcuni casi, come la Grecia, il Paese asiatico ha inoltre proposto un concreto aiuto alle nazioni colpite duramente dalla crisi.
Nei prossimi mesi il Dragone proseguirà con una politica monetaria prudente, ma anche con una politica fiscale attiva che affermi il ruolo rilevante del Paese a livello globale: un ulteriore segnale che la Cina sta diventando uno mercato solido per gli investimenti internazionali e meno rischioso di molti altri Paesi occidentali.
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