Le autorità cinesi stanno introducendo in questi giorni alcune novità che interessano da vicino le aziende straniere in loco: a Pechino il salario minimo aumneterà di oltre il 20% mentre verranno previste nuove sanzioni per chi userà la lingua inglese.
Per il 2011 la competitività in Cina si prevede piuttosto elevata, a causa di alcune misure intraprese dal governo centrale in questo periodo di fine anno.
La prima di queste è l’aumento del salario minimo, tendenza che ha caratterizzato il mondo lavorativo del Paese negli ultimi mesi. Dopo l’innalzamento di sei mesi fa, infatti, a Pechino dal primo gennaio prossimo il salario aumenterà del 21% (200 yuan) passando così a 1.160 yuan mensili (175 dollari) e la paga oraria dovrà superare i 6,7 yuan. Tale novità interesserà circa 3 milioni di lavoratori cinesi. Accanto a Pechino, altri sono i centri interessati da questo orientamento: sono stati annunciato aumenti nella Provincia del Guangdong e anche ad Hong Kong, dove dal primo maggio 2011 verrà introdotto il salario minimo a 28 dollari locali l’ora.
L’aumento salariale è stato deciso al fine di ridurre gli squilibri sociali della Cina, stimolare i consumi e rafforzare la domanda interna; l’effetto di ciò potrà comportare, inoltre, la crescita competitiva delle aree produttive ma anche l’intensificarsi delle spinte inflazionistiche.
Altra novità riguarda invece la visibilità delle aziende straniere nel Paese asiatico: una direttiva dell’Amministrazione generale della stampa vieta ora su giornali, riviste, libri e siti web cinesi l’utilizzo di parole inglesi. Ciò significa che anche alcuni marchi internazionali e acronimi saranno interessati dal divieto. Le aziende che non rispetteranno la normativa verranno sanzionate duramente anche se si potranno usare eccezionalmente alcune parole seguite da traduzione o da una spiegazione in cinese. La censura probabilmente creerà non pochi problemi logistici legati alla pubblicità e al brand, che dovranno essere aggirati con espedienti quali l’utilizzo di marchi specifici per il mercato cinese.
Per il 2011 la competitività in Cina si prevede piuttosto elevata, a causa di alcune misure intraprese dal governo centrale in questo periodo di fine anno.
La prima di queste è l’aumento del salario minimo, tendenza che ha caratterizzato il mondo lavorativo del Paese negli ultimi mesi. Dopo l’innalzamento di sei mesi fa, infatti, a Pechino dal primo gennaio prossimo il salario aumenterà del 21% (200 yuan) passando così a 1.160 yuan mensili (175 dollari) e la paga oraria dovrà superare i 6,7 yuan. Tale novità interesserà circa 3 milioni di lavoratori cinesi. Accanto a Pechino, altri sono i centri interessati da questo orientamento: sono stati annunciato aumenti nella Provincia del Guangdong e anche ad Hong Kong, dove dal primo maggio 2011 verrà introdotto il salario minimo a 28 dollari locali l’ora.
L’aumento salariale è stato deciso al fine di ridurre gli squilibri sociali della Cina, stimolare i consumi e rafforzare la domanda interna; l’effetto di ciò potrà comportare, inoltre, la crescita competitiva delle aree produttive ma anche l’intensificarsi delle spinte inflazionistiche.
Altra novità riguarda invece la visibilità delle aziende straniere nel Paese asiatico: una direttiva dell’Amministrazione generale della stampa vieta ora su giornali, riviste, libri e siti web cinesi l’utilizzo di parole inglesi. Ciò significa che anche alcuni marchi internazionali e acronimi saranno interessati dal divieto. Le aziende che non rispetteranno la normativa verranno sanzionate duramente anche se si potranno usare eccezionalmente alcune parole seguite da traduzione o da una spiegazione in cinese. La censura probabilmente creerà non pochi problemi logistici legati alla pubblicità e al brand, che dovranno essere aggirati con espedienti quali l’utilizzo di marchi specifici per il mercato cinese.