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martedì 4 maggio 2010

Aumentano i suicidi nelle fabbriche cinesi

Secondo il China Labour Bullettin (pubblicazione on-line per la tutela dei lavoratori) aumentano ancora i suicidi nelle fabbriche della Cina. Le cause principali di questo fenomeno sono da attribuirsi alle difficili situazioni nell’ambiente di lavoro. Numerosissime sono le denunce riguardanti dirigenti poco tolleranti che impongono un rigore ed una disciplina eccessivamente severi; in molti casi le pressioni sono elevate, gli orari estenuanti e si registrano anche episodi di violenze fisiche e psicologiche subite dai dipendenti. In molte fabbriche cinesi le condizioni di vita sono disumane: spesso i dipendenti vivono in dieci in una stanza adattata presso lo stabile, lontani dalle famiglie e senza alcun sostegno. In alcune occasioni i problemi psicologici derivanti da situazioni critiche come queste possono proprio portare al suicidio.
Il problema, però, coinvolge anche le aziende straniere: in Cina una joint-venture straniera ogni tre ha permesso ai lavoratori di creare sindacati per proteggere i loro diritti legali sul posto di lavoro, ma solo 160.000 imprese straniere su 450.000 sono registrate ai sindacati. Il tutto avviene nella maggior parte dei casi sotto lo sguardo di molti ufficiali di governi locali.
Tra le aziende sotto accusa ci sono la ditta taiwanese Foxconn a Shenzhen, produttrice di apparecchi elettronici, in cui si sono verificati già 5 i tentativi di suicidio tra marzo e aprile 2010 e negli ultimi due anni si sono registrati almeno 12 casi di morte. Analoghi sospetti ricadono sulla rivale Huawei che registra a propria volta 6 morti misteriose in 2 anni.

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