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martedì 5 giugno 2012

Il Governo torna a credere nel nucleare

Sgomento. Solidarietà. Preoccupazione. Paura. Erano questi i sentimenti prevalenti della Cina all’indomani della tragedia di Fukushima. Ma dopo un anno le cose sembrano essere cambiate.

A più di un anno dalla catastrofe di Fukushima, nonostante siano molte le nazioni che stanno cercando soluzioni alternative al nucleare, è di questi giorni la notizia che la Cina ha approvato un piano quinquennale per la sicurezza delle proprie centrali nucleari.
Dopo l’incidente in Giappone, il governo cinese aveva imposto un bando che vietava la costruzione di nuove centrali; un’azione dovuta soprattutto a causa delle forti pressioni provenienti dell’opinione pubblica.
La Cina ha però deciso di superare la sua dipendenza energetica dall’estero ritornando ad investire in questo campo; prima dell’11 marzo 2011, il Paese aveva 13 centrali nucleari attive e ben 27 in costruzione. Con l’approvazione di questo piano di sicurezza Pechino vuole ripartire da dove si era fermato con la costruzione di altri 50 reattori nucleari.
Il messaggio dunque che il Governo vuole mandare al popolo cinese riguarda quindi la sicurezza delle nuove centrali. Secondo il South China Morning Post i sostenitori del nucleare sono sicuri che “la Cina possiede standard di sicurezza più elevati rispetto al Giappone”.
Se da un certo punto di vista questo potrebbe corrispondere a verità, non tutte le centrali possono garantire elevati standard di sicurezza: media locali hanno infatti ripreso la dichiarazione del piano di sicurezza, evidenziando che non tutte sarebbero idonee ad affrontare uno tsunami come quello accaduto in Giappone.
È molto difficile dunque che avvenga la rimozione del bando, anche se l’opinione pubblica è ancora molto sensibile sulla questione nucleare, soprattutto in fatto di norme di sicurezza. Sono ancora molte le persone che vedono di buon occhio la politica scelta da altri Paesi, sebbene il governo cinese si sia mosso proprio verso il raggiungimento del minor rischio possibile.

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