La Sicurezza alimentare in Cina sembra essere un tema sempre più sentito: dallo scandalo del latte contaminato nel 2008, infatti, sono state imposte norme e controlli più severi sulla qualità alimentare dei prodotti al fine di consolidare il settore eliminando le piccole imprese e quelle non regolari.
I produttori lattiero-caseari, in particolare, sono ora obbligati a dotarsi di un macchinario che rilevi la presenza di additivi. Recentemente, inoltre, l’Amministrazione Generale per il Controllo Qualità ha fatto fermare metà dei caseifici nazionali in seguito ad un controllo a tappeto: su 1.176 aziende, 426 non hanno ottenuto il rinnovo della licenza e sono state costrette alla chiusura definitiva, mentre 107 potranno riprendere l’attività quando miglioreranno gli standard di produzione e la qualità dei prodotti. In sostanza, solo il 55% cento dei produttori è risultato a norma. I dati variano, comunque, da zona a zona: la situazione peggiore si è registrata nella Provincia dello Yunnan, dove solo il 30% ha ottenuto il rinnovo, nello Zhejiang invece la percentuale è del 50% e a Pechino 25 produttori su 35 sono risultati in regola.
Nonostante l’irrigidimento da parte delle autorità, comunque, il latte in polvere adulterato è ancora distribuito nei supermercati in Cina e le conseguenze a livello commerciale sono state la crescita delle importazioni alimentari, soprattutto del latte per bambini: nel 2008, l’import pesava per il 40% e nel 2010 è arrivato al 50%. Altri comparto del settore alimentare assieme a quello caseario che ha perso la fiducia dei consumatori è quello dell’allevamento di maiali, in cui sono stati denunciati alcuni produttori dello Hennan che utilizzano farmaci stimolanti nell’alimentazione dei suini.
Fino a che la sicurezza non verrà garantita totalmente, quindi, le importazioni dall’estero nell’agroalimentare saranno prevalenti, con conseguente crisi per i produttori locali.
Nessun commento:
Posta un commento