La Cina ha aumentato il prezzo al dettaglio del carburante, al fine di adeguarlo all’impennata del prezzo del greggio sul fronte internazionale e, per acquistare petrolio, è disposta a trattare con i ribelli libici.
La Cina, la cui dipendenza dalle importazioni di greggio cresce di anno in anno, osserva con preoccupazione la situazione del Magreb ed è allarmata dall’aumento dei costi di importazione del petrolio.
All’inizio del 2009, in Cina entrò in vigore un meccanismo per la regolazione del costo del petrolio che permette alla Commissione per le riforme e lo sviluppo nazionale (NDRC) di intervenire quando il prezzo globale del greggio sale del 4% o più, per un periodo di 22 giorni lavorativi consecutivi. Tale soglia è stata superata, così l’NDRC, che aveva innalzato del 4,6% il prezzo di benzina e gasolio in febbraio, ora l’ha portato ad un incremento del 5,8%, tenendo conto di diversi fattori, quali il prezzo corrente e il livello di domanda e offerta. Inoltre, per aumentare la disponibilità di energia, la Cina ha comprato il primo carico di petrolio dai ribelli libici, attraverso la società multinazionale Vitol. La quantità di greggio venduto dai ribelli non potrà che essere di lieve entità, limitata dall’impossibilità di raccogliere scorte consistenti a causa dei ripetuti attacchi dell’esercito governativo contro i giacimenti in mano ai ribelli.
L’NRDC continua a monitorare anche i prezzi al consumo, soprattutto relativamente ai settori dell’alimentare e dell’energia: l’indice dei prezzi al consumo, principale strumento per la misurazione dell’inflazione, continua a salire da mesi. Il governo cinese offre sussidi per famiglie con un reddito basso, per i contadini, i tassisti e per tutti coloro che risultano penalizzati dall’aggiustamento dei prezzi.
Le grandi banche di investimento valutano con grande favore il recente nuovo aumento dei tassi di interesse e dicono che questo è il momento propizio per investire nel mercato azionario cinese. Il Credit Suisse Group AG prevede ora che la borsa di Hong Kong possa guadagnare il 28% in 12 mesi. Previsioni ottimiste arrivano anche da Goldman Sachs Group Inc., da Deutsche Bank e da altri istituti.
Alcuni esperti osservano che questo indica anche la convinzione che Pechino riuscirà a contenere la l’inflazione senza dovere arrestare la sua crescita economica, che nel 2011, secondo la Banca Mondiale, sarà del 9%.
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