La Banca popolare cinese ha deciso che il renminbi potrà fluttuare dell’1% rispetto al dollaro, contro lo 0,5 finora stabilito.
L’economia della Cina potrebbe diventare la prima al mondo entro il 2020 e lo yuan o renminbi - sebbene sia l’unica fra le sei maggiori monete al mondo che, a causa dei i numerosi limiti che le impone la politica cinese, non è ancora diventata di riserva - potrebbe diventare la principale valuta di riferimento; sta infatti conquistando un’importanza crescente e, da ieri, è diventata più flessibile: ora può fluttuare dell’1% rispetto al dollaro, contro lo 0,5 finora stabilito. Tuttavia, l’internazionalizzazione dello yuan risulta ostacolata dal il tasso di cambio imposto dall’alto, dal blocco dei capitali e da un mercato finanziario ancora poco liquido e sviluppato. Pechino, inoltre, ha un problema nell’offensiva contro il dollaro, in quanto detiene una quota enorme (1.150 miliardi di dollari) di bond americani e, di conseguenza, ogni indebolimento del dollaro inciderebbe negativamente sul valore delle sue riserve.
Lucrezia Reichlin, economista della London Business School, ritiene che, anche se la strada sarà lunga, “il processo verso un sistema finanziario in cui ci siano più valute di riserva è inevitabile ed auspicabile. Inevitabile per la maggiore apertura e liquidità dei mercati nei paesi emergenti. Auspicabile perché il quasi monopolio del dollaro come valuta di riserva ha creato asimmetrie che sono in parte all’origine della crisi finanziaria”.
Lucrezia Reichlin, economista della London Business School, ritiene che, anche se la strada sarà lunga, “il processo verso un sistema finanziario in cui ci siano più valute di riserva è inevitabile ed auspicabile. Inevitabile per la maggiore apertura e liquidità dei mercati nei paesi emergenti. Auspicabile perché il quasi monopolio del dollaro come valuta di riserva ha creato asimmetrie che sono in parte all’origine della crisi finanziaria”.
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