Nei primi tre mesi del 2012 l’economia cinese ha risentito del calo delle esportazioni e della scarsa domanda interna: Pechino innalza il prestito favorendo l’inflazione.
Secondo i dati pubblicati oggi dall'Ufficio nazionale di statistiche, nei primi tre mesi di quest’anno, il Pil cinese ha registrato una crescita dell'8,1%, la più bassa degli ultimi tre anni. Sebbene la crescita sia superiore al 7,5% pianificato da Pechino e l'economia cinese rimanga una delle più brillanti a livello mondiale, questo abbassamento, causato dalla riduzione della domanda interna e di quella proveniente da Europa e Stati Uniti, sta causando la chiusura di molte industrie manifatturiere.
Lo scorso febbraio, al fine di stimolare l’economia, la banca centrale di Cina ha ridotto, per la seconda volta in tre mesi, il limite di riserva delle banche per far aumentare il prestito e sostenere la domanda domestica. I nuovi prestiti sono passati dai 710 miliardi di yuan (85,6 miliardi di euro) segnati a febbraio, agli oltre 1000 miliardi (circa 120,6 miliardi di euro) registrati il mese scorso e, secondo gli analisti, in seguito a quest’ultimo innalzamento, il volume dei prestiti continuerà ad aumentare; si teme però che con i prestiti cresca anche l'inflazione: quest’ultima già nei mesi scorsi aveva raggiunto il 4,2%, superanddo le previsioni governative (4%), mentre i beni al consumo e i cibi segnavano aumenti di prezzo fino al 30-40%.
Lo scorso febbraio, al fine di stimolare l’economia, la banca centrale di Cina ha ridotto, per la seconda volta in tre mesi, il limite di riserva delle banche per far aumentare il prestito e sostenere la domanda domestica. I nuovi prestiti sono passati dai 710 miliardi di yuan (85,6 miliardi di euro) segnati a febbraio, agli oltre 1000 miliardi (circa 120,6 miliardi di euro) registrati il mese scorso e, secondo gli analisti, in seguito a quest’ultimo innalzamento, il volume dei prestiti continuerà ad aumentare; si teme però che con i prestiti cresca anche l'inflazione: quest’ultima già nei mesi scorsi aveva raggiunto il 4,2%, superanddo le previsioni governative (4%), mentre i beni al consumo e i cibi segnavano aumenti di prezzo fino al 30-40%.
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