Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

giovedì 26 aprile 2012

Il Progetto Mostra-Mercato

La Camera di Commercio Italiana in Cina, in collaborazione con il “Beijing Lufthansa Center” ha organizzato una mostra-mercato che prevede esposizione e vendita diretta dei prodotti.

La Camera di Commercio Italiana in Cina, in collaborazione con il “Beijing Lufthansa Center” ha organizzato una mostra-mercato che prevede esposizione e vendita diretta dei prodotti al pubblico. Il progetto - che si propone di favorire, per le aziende del Belpaese, l’entrata nel mercato cinese attraverso la collaborazione con distributori locali - è rivolto alle PMI appartenenti ai seguenti settori: abbigliamento, accessori, calzature, regalistica e arredamento/oggettistica per la casa.
La mostra-mercato si svolgerà a Pechino dal 2 al 30 giugno 2012, presso i centri commerciali Beijing Lufthansa Center (Chao Yang District) e Beijing Lufthansa Jin Yuan Shopping Mall (Hai Dian District).
Le aziende partecipanti, avranno a disposizione un proprio spazio espositivo all’interno di una specifica area espositiva, saranno libere di scegliere la durata della loro permanenza e potranno conferire direttamente con i distributori locali attraverso incontri B2B.
La selezione delle PMI sarà curata dalla Camera di Commercio Italiana in Cina, mentre il “Beijing Lufthansa Center” prenderà direttamente in consegna la merce in arrivo dall’Italia, si occuperà di fornire l’assistenza necessaria per le procedure di sdoganamento, e durante l’iniziativa, fornirà il personale (commesso/a di nazionalità cinese).
Le aziende italiane dovranno farsi carico delle spese di spedizione della merce, predisporre un inventario e i documenti per l’esportazione entro il 5 maggio p.v.

martedì 24 aprile 2012

La Cina punta sul “tesoro sottomarino”

Pechino ha firmato un accordo per ottenere 1,1 milioni di tonnellate di un concentrato di rame, che avrà come sottoprodotti oro, argento e zinco.

In seguito ai numerosi accordi con alcuni Stati africani, ora la Cina punta sui minerali che si possono ottenere attraverso il mare: Pechino ha firmato un accordo per accaparrarsi 1,1 milioni di tonnellate di un concentrato di rame, che avrà come sottoprodotto oro, argento e zinco, attraverso la società specializzata canadese - con sede a Toronto - Nautilus Minerals. Quest’ultima ha firmato un accordo con la fonderia cinese Tongling Nonferrous Metals Group Co Ltd e si occuperà dell’estrazione davanti alle coste di Papua (Nuova Guinea), a 1.600 metri di profondità dal fondo del mare: la Nautilus detiene i diritti di sfruttamento del deposito Solwara 1 nel mare di Bismark, che separa l’isola della Nuova Britannia da quella della Nuova Irlanda, entrambe nel territorio di Papua.
L’accordo con Pechino ha durata triennale e il primo invio alle fonderie di Tongling è previsto per la fine dell’anno prossimo. La Nautilus ha investito 407 milioni di dollari nel progetto, e il costo di produzione di una tonnellata di materiale è di 70 dollari. La mineralizzazione, dovuta a un sistema idrotermale sottomarino, costituisce “un vero tesoro in fondo al mare”: le analisi hanno riscontrato oltre 1 milione di tonnellate di minerali con un tenore del 7,2% in rame e dello 0,4% in zinco, più 5 grammi a tonnellata (g/t) di oro e 23 g/t di argento. Inoltre, sono state individuate risorse possibili per altri 1,54 milioni di tonnellate a tenori ancora più ricchi: 8,1% di rame, 0,9% di zinco, 6,4 g/t di oro e 34 g/t di argento.

lunedì 23 aprile 2012

Fiat “Viaggio”: la berlina costruita per la Cina

La Fiat intende sfondare in Cina attraverso la joint venture con Guangzhou Automobile Company e la “Viaggio”,  il modello costruito esclusivamente per il mercato del Dragone.

Attraverso la recente joint venture con Guangzhou Automobile Company, Fiat intende sfondare anche in nel principale mercato del mondo: il Lingotto produrrà in Cina e per la Cina il modello “Viaggio” (Fei Xiang). Si tratta del primo progetto comune Fiat-Chrysler e il primo prodotto Made in China di GAC Fiat.
I primi esemplari di “Viaggio” - figlio del design italiano (del Centro Stile del Gruppo Fiat di Torino) - usciranno entro la fine di giugno e verranno prodotti nella fabbrica di Changsha, in provincia di Hunan, mentre la loro commercializzazione è prevista verso la fine dell’anno.
Il nuovo modello Fiat, è una berlina lunga 4,679 metri, con 5 posti 4 porte, basata sull’architettura Compact US Wide, derivata dalla piattaforma Compact sviluppata originariamente per l’Alfa Romeo Giulietta. Sarà l’unica vettura del segmento in Cina munita di motori turbo, 1.4L T-Jet da 120 e 150 CV, abbinati a un cambio automatico doppia frizione a 6 rapporti o ad una collaudata trasmissione manuale a 5 marce; all’interno presenta un cruscotto elegante, due colori (bianco e beige), dettagli cromati, elementi argentati e un radio-navigatore touch screen da 8,4 pollici per le versioni top di gamma.
A due anni dalla sua costituzione, la joint venture GAC Fiat, ha già inaugurato 91 concessionarie e 125 autosaloni in tutto il Paese.

venerdì 20 aprile 2012

Calano i profitti delle aziende statali cinesi

In Cina, il 50% delle costruzioni rimane invenduto, così alcune ditte di stato, impossibilitate a pagare i debiti a causa della stretta creditizia, dichiarano bancarotta.

Oggi sono state diffuse le cifre sui profitti relativi alle industrie statali cinesi, che nel primo trimestre del 2012 sono scesi de 13,6%: sulle industrie di Stato pesa la diminuzione della domanda dall'estero.
A differenza delle ditte private, che dal 2008, in assenza di finanziamento, hanno smesso di investire in nuovi progetti, le compagnie edilizie di Stato, incoraggiate dalla facilità nell’ottenere prestiti delle banche Statali, hanno creato progetti ovunque, senza prendere in considerazione l’entità della domanda reale, così, molte si trovano ora nella condizione di dover dichiarare bancarotta. In Cina, l'area abitativa per persona è più alta di quella dell'Europa e del Giappone: le proprietà in eccesso potrebbero dare casa ad altri 200 milioni di persone, pari all'incremento di 15 anni nella popolazione urbana.
Gli analisti si aspettano un'ondata di bancarotte soprattutto a Pechino e a Shanghai, dove almeno il 50% delle nuove costruzioni è rimasto vuoto e invenduto, anche a causa dei limiti ai prestiti delle banche imposti dal governo per frenare la bolla speculativa.

giovedì 19 aprile 2012

Gli accordi Simest-Sibac

Lo scorso 27 marzo, a Pechino, Simest e Sibac hanno firmato due accordi strategici con il China-Italy Technology Transfer Center (Cittc).

Lo scorso 27 marzo, Simest e Sibac (Shanghai Sino-Italy Business Advisory Company) hanno firmato due accordi strategici con il China-Italy Technology Transfer Center (Cittc).
Simest è la finanziaria che promuove l’internazionalizzazione delle imprese italiane, è controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico e può acquisire partecipazioni nelle imprese fino al 49% del capitale sociale.
Sibac - società di consulenza di diritto cinese costituita nel 2005 a Shanghai, in joint venture, per il 25%, anche con Simest - è specializzata nelle normative riguardanti gli investimenti diretti esteri in Cina, nella preparazione e revisione di studi di fattibilità e business plan, nella costituzione e registrazione di joint venture e società a totale capitale straniero e nella normativa fiscale, finanziaria, valutaria e doganale.
Il Cittc, costituitosi a Pechino in seguito al memorandum d'intesa firmato a Roma nel 2010 dal Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione e dal Ministro per la Scienza e Tecnologia cinese - è invece un centro specializzato nell’offrire supporto alle imprese italiane e cinesi.
Con il duplice accordo i due Paesi si propongono di agevolare il processo di internazionalizzazione delle Pmi italiane nel settore cinese dell’hi-tech, di promuovere la cooperazione internazionale tra le aziende del Belpaese e quelle cinesi che sono interessate a collaborare per lo sviluppo di attività industriali e commerciali e, infine, di aprire un canale di collaborazione anche per enti universitari e centri di ricerca.

mercoledì 18 aprile 2012

Business nell'ex confine di guerra

La Siberia, per svilupparsi, ha bisogno della vicina Cina, che nel 2011 è divenuta il primo partner nell'interscambio commerciale con la Federazione.

L'estremo oriente siberiano, costituisce il 60% del territorio russo ma è abitato soltanto dall’8% della popolazione, circa 12 milioni di persone. Per la Russia risulta impraticabile ancorare quest’area a Mosca, per la distanza, i costi, la mancanza di infrastrutture: per svilupparsi, la Siberia ha bisogno della vicina Cina - ricca, ambiziosa, affamata di minerali e di energie - che nel 2011, superando la Germania, è diventata il primo partner nell'interscambio commerciale con la Federazione.
Pechino non acquista soltanto, ma interviene direttamente nella gestione delle miniere e degli oleodotti russi; inoltre, sono in corso e sono stati già stati realizzati, lavori per la trasmissione di energia idroelettrica, di gas e di metalli tratti dalle miniere di oro, argento, molibdeno e rame. Queste operazioni sono favorite dal “Programma di cooperazione 2009-2018”, firmato dai Presidenti Medvedv e Hu Jintao, che prevede appunto la realizzazione di 205 progetti per le regioni limitrofe dei 2 paesi.
Nella Russia estremo-orientale hanno ripreso le attività vecchie miniere, quelle che furono aperte addirittura negli anni ‘30 sotto il regime staliniano. Le opportunità di business, hanno spinto ingegneri ex sovietici a ripopolare le stesse zone da cui sono emigrati e circa mezzo milione di cinesi vive oltre confine ormai: sebbene la convivenza spesso risulti difficile, Pechino e Mosca trovano un vantaggio reciproco di interessi, dinamismo, demografia. Così, sullo stesso fiume di frontiera presso il quale, nel 1969, le due potenze hanno condotto una guerra di posizione, ora transitano merci, capitali, idee, consentendo lo sviluppo di quel territorio ricco e promettente.

martedì 17 aprile 2012

Verso un mondo monetario multipolare

La Banca popolare cinese ha deciso che il renminbi potrà fluttuare dell’1% rispetto al dollaro, contro lo 0,5 finora stabilito.

L’economia della Cina potrebbe diventare la prima al mondo entro il 2020 e lo yuan o renminbi - sebbene sia l’unica fra le sei maggiori monete al mondo che, a causa dei i numerosi limiti che le impone la politica cinese, non è ancora diventata di riserva - potrebbe diventare la principale valuta di riferimento; sta infatti conquistando un’importanza crescente e, da ieri, è diventata più flessibile: ora può fluttuare dell’1% rispetto al dollaro, contro lo 0,5 finora stabilito. Tuttavia, l’internazionalizzazione dello yuan risulta ostacolata dal il tasso di cambio imposto dall’alto, dal blocco dei capitali e da un mercato finanziario ancora poco liquido e sviluppato. Pechino, inoltre, ha un problema nell’offensiva contro il dollaro, in quanto detiene una quota enorme (1.150 miliardi di dollari) di bond americani e, di conseguenza,  ogni indebolimento del dollaro inciderebbe negativamente sul valore delle sue riserve.
Lucrezia Reichlin, economista della London Business School, ritiene che, anche se la strada sarà lunga, “il processo verso un sistema finanziario in cui ci siano più valute di riserva è inevitabile ed auspicabile. Inevitabile per la maggiore apertura e liquidità dei mercati nei paesi emergenti. Auspicabile perché il quasi monopolio del dollaro come valuta di riserva ha creato asimmetrie che sono in parte all’origine della crisi finanziaria”.

venerdì 13 aprile 2012

Cina: la crescita più bassa degli ultimi tre anni

Nei primi tre mesi del 2012 l’economia cinese ha risentito del calo delle esportazioni e della scarsa domanda interna: Pechino innalza il prestito favorendo l’inflazione.

Secondo i dati pubblicati oggi dall'Ufficio nazionale di statistiche, nei primi tre mesi di quest’anno, il Pil cinese ha registrato una crescita dell'8,1%, la più bassa degli ultimi tre anni. Sebbene la crescita sia superiore al 7,5% pianificato da Pechino e l'economia cinese rimanga una delle più brillanti a livello mondiale, questo abbassamento, causato dalla riduzione della domanda interna e di quella proveniente da Europa e Stati Uniti, sta causando la chiusura di molte industrie manifatturiere.
Lo scorso febbraio, al fine di stimolare l’economia, la banca centrale di Cina ha ridotto, per la seconda volta in tre mesi, il limite di riserva delle banche per far aumentare il prestito e sostenere la domanda domestica. I nuovi prestiti sono passati dai 710 miliardi di yuan (85,6 miliardi di euro) segnati a febbraio, agli oltre 1000 miliardi (circa 120,6 miliardi di euro) registrati il mese scorso e, secondo gli analisti, in seguito a quest’ultimo innalzamento, il volume dei prestiti continuerà ad aumentare; si teme però che con i prestiti cresca anche l'inflazione: quest’ultima già nei mesi scorsi aveva raggiunto il 4,2%, superanddo le previsioni governative (4%), mentre i beni al consumo e i cibi segnavano aumenti di prezzo fino al 30-40%.

giovedì 12 aprile 2012

iDevice in Cina: l’indagine della Stenvall Skoeld

La Stenvall Skoeld, compagnia cinese che si occupa di analisi di mercato, ha svolto un’indagine per misurare la fedeltà della popolazione cinese ai dispositivi iOS.

La Stenvall Skoeld - società cinese che si occupa di analisi di mercato - ha effettuato un’indagine atta a “fare una stima” dell’attuale livello di fedeltà della popolazione cinese ai dispositivi iOS: dall’elaborazione dei dati è emerso che vi sono varie discrepanze fra la media di acquirenti Apple sparsi nel territorio, e la presenza di insolite concentrazioni.
Alla fine dello scorso anno in tutto il territorio cinese erano stati stimati 21 milioni di iDevice Apple. La Cina ha il primato mondiale nell’acquisto di tablet e smartphone, tuttavia, nonostante dai dati raccolti risulti che la percentuale di acquisto di iPhone e iPad sia molto elevata in alcune città cinesi, queste ultime non sono molte. Tra queste, ai primi posti, vi sono Guangdong, Pechino e Shanghai; la prima presenta un elevatissimo tasso di iPhone fra la popolazione, il 13,4% dei suoi abitanti, infatti, possiede uno smartphone Apple; seguono Pechino con il 10,4% e Shanghai con il 10,3%.
La popolazione delle altre città invece non è affatto avezza ai device della Mela e, in generale, sembra stia diminuendo la fedeltà della popolazione cinese nei confronti di Cupertino. Secondo gli esperti del settore, le motivazioni potrebbero essere molteplici: fra queste, la causa legale in corso con Proview - relativa all’utilizzo del termine “iPad” - e le conseguenze riportate nel corso dei mesi, o i ritardi che alcuni iDevice hanno avuto ad entrare in commercio.

mercoledì 11 aprile 2012

Rapporto Annuale della Fondazione Italia Cina

La Cina, che fino a poco tempo fa rappresentava principalmente una piattaforma di produzione, approvvigionamento ed esportazione, diventa sempre più rilevante quale fonte di IDE.

Secondo quanto è emerso dal Rapporto Annuale della Fondazione Italia Cina - che raccoglie ricerche, analisi di rischio e previsioni nel breve-medio periodo sul Dragone - l’economia cinese, quest’anno, continuerà a crescere a un tasso superiore al 7%, come è previsto anche dal Dodicesimo Piano Quinquennale. Le esportazioni, che lo scorso anno sono cresciute del 20,3%, considerato il probabile indebolimento della domanda estera, dovrebbero incrementare del 10%. Gli IDE (investimenti diretti esteri), che nel 2011 hanno registrato un tasso di crescita piuttosto alto (del 13,15%), continueranno a ad aumentare: secondo il World Investment Report 2011 dell’UNCTAD, il Dragone - preceduto solo dagli Stati Uniti quanto ad attrazione di investimenti diretti esteri - rimarrà, per i prossimi tre anni, tra le destinazioni maggiormente gettonate per gli IDE.
Per quanto riguarda l’inflazione, si prevede che quest’anno resterà stabile all’4-5%; inoltre, è probabile che Pechino continui la rivalutazione dello yuan rispetto al dollaro americano.
Infine, il costo del lavoro crescerà ancora grazie a un mercato sempre più dinamico e agli sforzi del Governo per aumentare i livelli salariali e tutto quanto comporta il rispetto dei diritti dei lavoratori: Pechino si sta impegnando ad aumentare i salari minimi ogni anno e punta a raggiungere un raddoppio degli stessi entro la fine del 2015.

martedì 10 aprile 2012

Il mercato immobiliare

Aumenta il prezzo delle case in Asia.

 
Una nuova linea di demarcazione tra le economie mature e quelle in via di sviluppo: il prezzo del mattone. Stando infatti ai dati relativi al 2011, nelle nuove economie è stata registrata una crescita a lungo termine dei valori immobiliari. Dal 2005 al giugno 2011 i prezzi delle abitazioni di buon livello nelle dieci principali città mondiali sono aumentati in media del 77%, crescita alla quale si è aggiunto un ulteriore +6% registrato nel secondo semestre dello scorso anno. Un dato significativo se si considera che mentre Londra, Parigi, Tokyo, Sidney e New York, che appartengono alle cd. vecchie economie, hanno visto aumentare i prezzi del 35% dal 2005, Shanghai, Singapore, Hong Kong e Mumbai hanno registrato un aumento del 123%. Nel dettaglio proprio Mumbai ha registrato l’apprezzamento maggiore dal 2005 (+138%). Jatin Patel di Savills India ha commentato: “[…] il real estate riflette la transizione in atto da città nazionale a metropoli mondiale, un fenomeno che non è più possibile arrestare”.

giovedì 5 aprile 2012

Iveco soddisfatta della propria posizione in Cina

Negli ultimi anni Iveco (Fiat Industrial) ha guadagnato una posizione importante in Cina.

Il presidente di Fiat Industrial, Sergio Marchionne, in occasione dell’ultima assemblea dei soci, ha ricordato il ruolo fondamentale della Cina che “sta assumendo un'importanza crescente anche come base di esportazione, soprattutto verso l'America Latina e i nuovi mercati dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia”. Infatti, sebbene l’anno scorso il mercato cinese abbia fatto registrare una contrazione del 7%, il segmento dei minibus ha continuato a crescere; tra questi il modello Daily presenta “un eccellente posizionamento competitivo”. La quota di mercato di Iveco si è attestata al 4,6%, circa mezzo punto percentuale in più rispetto al 2010 e la società ha venduto oltre 143.000 unità (+1,4%).
Tuttavia, Marchionne è poi passato a un’analisi più ampia del mercato dei veicoli commerciali e industriali, dichiarando che per quest’anno è prevista una diminuzione della domanda in tutti i segmenti in Europa Occidentale, “con una possibile ripresa a partire dal 2° semestre” e che il calo riguarderà anche il mercato dell'America Latina, dove molti acquisti sono stati anticipati alla fine del 2011, prima dell'entrata in vigore del nuovo standard di emissioni Euro V in Brasile.

mercoledì 4 aprile 2012

Pechino: maggiori investimenti stranieri

Pechino intende incrementare gli investimenti stranieri all’interno del proprio mercato finanziario e aprire al settore bancario privato.

Il sito del China Securities Regulatory Commission ieri ha comunicato che la soglia per gli investitori stranieri sale da 30 a 80 miliardi di dollari Usa, mentre quella per gli investitori offshore passa da 20 a 50 miliardi di yuan: il Dragone ha deciso di incrementare la soglia di investimenti stranieri nel suo mercato finanziario e di aprire al settore bancario privato. Secondo gli analisti, si tratta di un passo decisivo per aprire maggiormente l'economia cinese al mercato internazionale e rendere lo yuan un moneta per gli scambi planetari. Inoltre, è evidente che Pechino - ora che l'economia cinese si sta raffreddando e che molti investitori hanno cominciato a preferire altri mercati, come Vietnam e Indonesia - cerca di attrarre maggiori investimenti internazionali: un incremento di questi ultimi, porterebbe infatti a impegni a lunga scadenza nel Paese, garantendone la stabilità.
Tuttavia, rimangono da fare ancora molti passi per rendere veramente libero il mercato finanziario cinese: “vi sono ancora restrizioni sia sulle quote, nella trasparenza e nel rimpatrio dei soldi. C'è ancora molta strada da fare per [fare della Cina] una destinazione ideale per gli investitori stranieri”, come ha dichiarato David Sample, direttore presso il Van Eck Emerging Markets Fund a New York.
Una maggiore apertura del mercato cinese, è comunque confermata dalle recenti dichiarazioni del premier Wen Jiabao circa l’intenzione di consentire investimenti privati anche nel settore delle banche: la Cina ha bisogno di rompere con il monopolio di pochi istituti che fanno “guadagni fin troppo facili”. Il settore bancario in Cina è infatti dominato da quattro banche statali, accusate di non fare prestiti alle piccole e medie imprese, che sono così costrette a richiedere prestiti a istituti privati sotterranei.

martedì 3 aprile 2012

Il report FLA e l’immagine di Apple

Tim Cook, l’ad di Apple, si trova in Cina per presidiare l’unico vero fronte “scoperto” dell’ impero di Apple: le fabbriche asiatiche in cui si assemblano gli iPhone, gli iPad e gli iPod venduti in tutto il mondo. 

In questi giorni, Tim Cook, nuovo ad di Apple, si trova in Cina. Il viaggio dell’erede di Steve Jobs segue la pubblicazione di venerdì scorso, da parte della Fair Labour Association (FLA), dei dati relativi alla prima indagine - commissionata dalla stessa Apple - sulle fabbriche Foxconn: il report della FLA ha confermato le “gravi e pressanti mancanze di conformità” circa le condizioni di lavoro degli operai cinesi, sia rispetto agli standard di condotta previsti dall’ente sia per quanto riguarda le leggi del Dragone.
Gli auditor della FLA hanno riscontrato più di 50 violazioni, molte delle quali inerenti a straordinari, salari e rischi per la salute. In particolare, risulta che nelle fabbriche in questione gli operai vengano sottoposti a turni di lavoro di oltre 60 ore settimanali, a fronte di compensi inadeguati, che non permettono nemmeno di soddisfare i bisogni primari.
Tuttavia, Apple non risulta indebolita da questo primo confronto con gli esperti della FLA in quanto, rispetto a quanto sosteneva il reportage shock del New York Times uscito qualche mese fa, fra le violazioni contestate non sono presenti casi di sfruttamento minorile, di mutilazioni o pratiche che prevedano l’esposizione degli operai all’inalazione di solventi tossici. Inoltre, al fine di risolvere il problema, ed evitare così che l’immagine della società ne venga compromessa, Apple ha manifestato l’intenzione di accettare i suggerimenti forniti dalla FLA: intende quindi investire una piccola fetta dei suoi massicci introiti, per non essere considerata alla stregua di quelle società che utilizzano le fabbriche cinesi come centri a basso costo per la costruzione dei propri gioielli digitali.

lunedì 2 aprile 2012

Russia e Cina: i nuovi ricchi sono i giovani

Grazie alle nuove tecnologie, anche Cina e Russia nel “club dei cento miliardari”; più giovani rispetto ai “paperoni” degli Stati Uniti.
 
Secondo uno studio di Forbes Insight e Societè Generale, riportato dal Financial Times, Russia e Cina contano più di 100 miliardari, raggiungendo così gli Stati Uniti e superandoli “in termini età”: i 115 miliardari cinesi e i 101 miliardari russi, a differenza dei “paperoni Usa”, sono infatti “più giovani”. Quelli russi, in particolare, sono in media 10 anni più giovani dei miliardari indiani e 25 anni più giovani di quelli francesi. Inoltre, come riporta il Financial Times, “i miliardari russi sono “self-made men”, si sono fatti da soli nel senso che ognuno è responsabile della sua ricchezza e non l’ha ereditata”.
Dall’esame di 1.253 patrimoni in 12 paesi, emerge che quasi la metà dei maggiori patrimoni mondiali è ancora gestita da “famiglie”, soprattutto nei mercati maturi, tuttavia, l'avvento della società tecnologica ha contribuito a formare nuovi ricchi: il settore tecnologico sta cambiando le regole in termini di coinvolgimento familiare e gestione delle ricchezze perché è l’unico in cui i miliardari sono prevalentemente giovani e hanno accumulato “da soli” grandi patrimoni. Lo studio, infatti, mostra che il 46% dei patrimoni sui mercati maturi viene gestito attraverso il coinvolgimento familiare, mentre, in quelli emergenti, solo il 39%: “Il coinvolgimento delle famiglie varia per regione e industria. Nei mercati maturi i patrimoni gestiti con il coinvolgimento di famiglie e che sono stati ereditati è maggiore che nei mercati emergenti”. La percentuale più bassa di patrimoni gestiti da dinastie si riscontra, appunto, in Russia (19%), Regno Unito (25%) e Cina (33%).