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giovedì 12 gennaio 2012

La politica monetaria cinese dopo la crisi

In seguito alla stretta anti-inflazione, per salvarsi dalla crisi europea la Cina torna a riproporre la politica monetaria espansiva adottata allo scoppio della crisi, operando una nuova emissione di moneta.

In seguito alla stretta anti-inflazione, per salvarsi dalla crisi europea la Cina torna a riproporre la politica monetaria espansiva adottata allo scoppio della crisi, operando una nuova emissione di moneta. Nonostante la stretta monetaria mantenuta fino ad inizio dicembre dalla BPdC, la base monetaria costituita dal contante in circolazione e dai depositi bancari (M2) è molto elevata: raggiunge gli 11.550 miliardi di dollari, superando quella giapponese - che ne conta 9.630 - e quella americana, pari a 8.980 miliardi.
L’anno scorso il totale del credito concesso dal sistema bancario è stato pari a 7.470 miliardi di yuan, di poco inferiore alla soglia di 7.500 stabilita dal governo per il 2011; tale massa di credito è inferiore anche quella registrata nel 2010 (7.950 miliardi di yuan). Tuttavia, se si analizza l’andamento del credito bancario in Cina nel lungo periodo, si nota che nel decennio che va dal 2001 al 2011, è cresciuto un po’ meno di sette volte, mentre la crescita della M2 - la base monetaria costituita dal contante in circolazione e dai depositi bancari - è cresciuta più di sette volte: questo significa che stimolare l’economia comporta un rischio di iperinflazione molto alto per il Dragone. L’ampliamento del 150% della propria offerta monetaria operato dalla Cina nel 2008 per far fronte al crollo della domanda globale, e che ha consentito ai cinesi di mantenere alta la crescita economica, oggi non sarebbe possibile.

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