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martedì 8 maggio 2012

Esportare in Cina, alcune precauzioni

La Cina è diventata una destinazione di notevole interesse per molti esportatori stranieri.

Grazie al dinamismo del suo mercato del lavoro, all’aumento dei redditi e alla crescita dei consumi interni, la Cina è diventata una destinazione di notevole interesse per molti esportatori stranieri. Andreas Tesch, Chief Market Officer di Atradius ha, tuttavia, ricordato che commerciare con la Cina può essere anche rischioso: “la crescente ricchezza all’interno della Cina è da stimolo ai consumi interni e questo crea reali opportunità commerciali per gli esportatori stranieri, sempreché questi ultimi conoscano bene la natura del mercato e prendano misure adeguate alla tutela della loro attività”. Per soddisfare questa esigenza, la compagnia di assicurazioni olandese ha pubblicato una guida che titola Trade successfully with China  (Commerciare con successo con la Cina), in cui sono elencate le dieci “regole d’oro” cui è meglio gli esportatori si attengano per evitare problemi di natura logistica e finanziaria sul mercato del Dragone.
La guida ricorda che: le tariffe d’importazione sul mercato cinese, solitamente richieste all’importatore possono per alcuni tipi di prodotto essere anche del 270%, e possono quindi costituire un deterrente all’acquisto; è obbligatorio ottemperare ad alcuni obblighi previsti dalla legge cinese in tema di concorrenza, o di pubblicità ingannevole e prezzi predatori, indipendentemente dalla legge del Paese che regola il contratto di compravendita; per alcune merci è vietata l’importazione e per altre sono imposte restrizioni. Inoltre, se il valore delle merci e l’importo pagato differiscono di più che l’equivalente di 10.000 dollari USA per unico contratto, gli importatori devono segnalare i pagamenti alle autorità cinesi competenti in tema di valute estere e i fornitori esteri devono tener conto dei rischi associati al regime di controllo cinese su tali valute.

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