Brembo ha inaugurato il nuovo polo industriale in Cina, a Nanchino: un progetto da 70 milioni di dollari che impiegherà circa 1.000 persone.
La maggior parte delle auto cinesi avrà freni italiani: la Brembo, multinazionale leader mondiale nella progettazione e produzione di sistemi frenanti, ha investito 70 milioni di dollari per il progetto relativo ad uno stabilimento che sorge a Nanchino e sfornerà ogni anno 6 milioni di “dischi” per Bmw, Daimler, Volkswagen, Volvo, Iveco, Mg e Mitsubishi. Il nuovo polo, che impiegherà circa 1.000 persone, comprende anche un centro di ricerca e sviluppo in grado di eseguire simulazioni e test completi.
Alberto Bombassei, dirigente dell’azienda bergamasca fondata nel 1961, ha voluto sottolineare che non si tratta di un processo di delocalizzazione: “Da 20 facciamo investimenti nuovi all’estero come iternazionalizzazione, finalizzati a dare risposte a un mercato, o esistente o che sta nascendo […]. Siamo pronti a essere partner delle case automobilistiche cinesi, perché stanno investendo su nuove vetture e hanno bisogno di prodotti tecnologici. Per noi essere qui è un obbligo”.
La maggior parte delle auto cinesi avrà freni italiani: la Brembo, multinazionale leader mondiale nella progettazione e produzione di sistemi frenanti, ha investito 70 milioni di dollari per il progetto relativo ad uno stabilimento che sorge a Nanchino e sfornerà ogni anno 6 milioni di “dischi” per Bmw, Daimler, Volkswagen, Volvo, Iveco, Mg e Mitsubishi. Il nuovo polo, che impiegherà circa 1.000 persone, comprende anche un centro di ricerca e sviluppo in grado di eseguire simulazioni e test completi.
Alberto Bombassei, dirigente dell’azienda bergamasca fondata nel 1961, ha voluto sottolineare che non si tratta di un processo di delocalizzazione: “Da 20 facciamo investimenti nuovi all’estero come iternazionalizzazione, finalizzati a dare risposte a un mercato, o esistente o che sta nascendo […]. Siamo pronti a essere partner delle case automobilistiche cinesi, perché stanno investendo su nuove vetture e hanno bisogno di prodotti tecnologici. Per noi essere qui è un obbligo”.
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