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venerdì 2 luglio 2010

La politica economica di Pechino potrebbe compromettere la ripresa del Paese

Il ritmo dell’attività manifatturiera in Cina ha subito un rallentamento: l’indice ufficiale cinese dei responsabili agli acquisti, rispetto al 53,9% di maggio, è sceso a quota 52,1 il mese scorso, segnando il secondo mese consecutivo di frenata. Anche l’indice elaborato dalla Hsbc ha evidenziato un calo e ha segnalato che si tratta del livello più basso registrato dalla primavera 2009, periodo in cui le conseguenze negative della crisi globale avevano raggiunto il loro apice.
Vi è la percezione che le misure adottate da Pechino al fine di raffreddare la bolla immobiliare e il credito bancario e, di conseguenza, per evitare un balzo dei prezzi degli asset e dei beni di consumo, possano minare la ripresa asiatica. Inoltre, Fan Janping, capo del dipartimento di previsioni economiche dello State Information Center, ha segnalato che nel quarto trimestre il tasso annuale della crescita cinese dovrebbe rallentare all’8,2%, dopo l’11,9% del primo trimestre e una stima del 10,5% nel secondo e del 9,5% nel terzo. Tali previsioni giungono proprio nel momento in cui la crescita globale sembra necessitare di un traino da parte dei Paesi emergenti, Cina in primis.
Tuttavia dal continente asiatico arriva anche qualche segnale positivo. Il rapporto Tankan della banca centrale nipponica ha segnalato che per la prima volta da due anni l’indice della fiducia delle grandi imprese ha evidenziato un segno positivo (+0.1, con un miglioramento di 15 punti rispetto a marzo). Sempre secondo il Tankan, la ripresa si sta espandendo sia relativamente ai settori industriali, sia relativamente alle dimensioni delle imprese (includendo anche le Pmi). Anche gli investimenti di capitale sembrano in fase di miglioramento.

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