Secondo quanto riportato dal quotidiano South China Morning Post, gli industriali cinesi di giocattoli denunciano che i funzionari addetti al controllo sulla qualità accettano tangenti per effettuare controlli poco accurati. Il fenomeno è talmente diffuso che la International Council Toy Industries (Icti) Care Foundation – promotrice delle manifatture create nel rispetto di principi etici – quest’anno ha già messo sotto accusa una ventina dei suoi 145 ispettori in Cina, circa il 14%.
Nel 2007 gli Stati Uniti proibirono la vendita di giocattoli prodotti dalla nota multinazionale Mattel e di altre ditte, costruiti in Cina e rivolti a bambini in età prescolare, a causa dell’uso di vernici che contenevano un’eccessiva quantità di piombo, erano almeno 2 milioni i giocattoli non in regola. Il 31 ottobre 2007, il governo del Guangdong revocò o sospese la licenza di produzione a 764 fabbriche di giochi per problemi relativi alla qualità e ad altre 690 diede un termine “per rinnovare gli impianti e migliorare la qualità dei prodotti”.
Inoltre, anche di recente, più volte ci sono state denunce per l’impiego di lavoratori minorenni, spesso sottopagato e in ambienti di lavoro poco salutari.
Gli industriali temono che nuovi scandali possano minacciare l’andamento delle esportazioni: nel 2009 la Cina ha esportato giocattoli per 7,78 miliardi di dollari, circa il 10% meno del 2008. Inoltre, se prima degli scandali del 2007 c’erano 8.500 che esportavano giochi, attualmente ce ne sono solo circa 3.000.
Ian Anderson, vicepresidente del settore asiatico della Fondazione, in occasione di un seminario, ha dichiarato che “corruzione e denaro non sono i soli problemi. Ogni mese scopriamo casi di lavoro minorile” nelle fabbriche di giocattoli.Proprio in risposta a questi problemi fu istituito il programma Icti, con circa 2.300 fabbriche con 1,7 milioni di dipendenti che hanno aderito a standard di ambienti di lavoro sicuri e umani, programma molto apprezzato in Usa ed Europa.
Nel 2007 gli Stati Uniti proibirono la vendita di giocattoli prodotti dalla nota multinazionale Mattel e di altre ditte, costruiti in Cina e rivolti a bambini in età prescolare, a causa dell’uso di vernici che contenevano un’eccessiva quantità di piombo, erano almeno 2 milioni i giocattoli non in regola. Il 31 ottobre 2007, il governo del Guangdong revocò o sospese la licenza di produzione a 764 fabbriche di giochi per problemi relativi alla qualità e ad altre 690 diede un termine “per rinnovare gli impianti e migliorare la qualità dei prodotti”.
Inoltre, anche di recente, più volte ci sono state denunce per l’impiego di lavoratori minorenni, spesso sottopagato e in ambienti di lavoro poco salutari.
Gli industriali temono che nuovi scandali possano minacciare l’andamento delle esportazioni: nel 2009 la Cina ha esportato giocattoli per 7,78 miliardi di dollari, circa il 10% meno del 2008. Inoltre, se prima degli scandali del 2007 c’erano 8.500 che esportavano giochi, attualmente ce ne sono solo circa 3.000.
Ian Anderson, vicepresidente del settore asiatico della Fondazione, in occasione di un seminario, ha dichiarato che “corruzione e denaro non sono i soli problemi. Ogni mese scopriamo casi di lavoro minorile” nelle fabbriche di giocattoli.Proprio in risposta a questi problemi fu istituito il programma Icti, con circa 2.300 fabbriche con 1,7 milioni di dipendenti che hanno aderito a standard di ambienti di lavoro sicuri e umani, programma molto apprezzato in Usa ed Europa.
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