Fiat, Chrysler e Guangzhou Automobile Group (Gac Group) il 15 gennaio 2013 sono pervenuti a un’intesa per accrescere la loro collaborazione per la creazione e la vendita di auto in Cina.
Lo scorso 15 gennaio, Fiat, Chrysler e Guangzhou Automobile Group (Gac Group) hanno firmato a Detroit un accordo per la produzione e vendita di automobili in Cina. La notizia è stata diffusa con una nota nella quale le aziende hanno specificato che la joint venture fra le tre società “amplierà le proprie operazioni per consentire l'individuazione nei prossimi anni di modelli del portafoglio Fiat da introdurre sul mercato cinese. Dopo Fiat il marchio successivo sarà il marchio Jeep (produzione in Cina per il solo mercato cinese)”.
“Dopo il lancio di successo del primo prodotto – ha commentato il General Manger di Gac Group, Zeng Qinghong – della nostra joint venture, la Fiat Viaggio lanciata lo scorso settembre, questo accordo è un'altra pietra miliare della nostra partnership con Fiat e Chrysler: crea le basi perché la nostra joint venute raggiunga ambiziosi obiettivi sul mercato cinese”.
Lo sbarco della Jeep in Cina si inserisce in un processo di espansione del marchio che dovrebbe comprendere anche la produzione della "piccola" Jeep a Melfi a partire dalla fine del prossimo anno. La Jeep ha venduto nel 2012 701mila unità (record assoluto) e punta a quota 800mila proprio entro il 2014.
martedì 29 gennaio 2013
martedì 22 gennaio 2013
Cinesi primi clienti per il fashion europeo
I cinesi sono i primi clienti dei marchi europei leader nel settore della moda e del lusso, con un'incidenza di circa il 30% sul totale, secondo stime di Credit Suisse. Al secondo posto gli europei che con il 16% stanziano di poco i giapponesi (15%).
Secondo le stime di Credit Suisse, i cinesi sono i primi clienti dei marchi europei leader nel settore della moda e del lusso.
La loro incidenza è infatti del 30% sul totale contro il solo 16% degli europei stessi.
Subito sotto, consumatori giapponesi (15%) seguiti da statunitensi e asiatici che pesano per il 14% ciascuno, così come latino-americani e mediorientali/africani fermi invece al 5%.
Stando ai dati pubblicati da un recente studio della società McKinsey, l'Europa è quindi una tra le mete più ambite per il 94 milioni di cinesi che si prevede viaggeranno all'estero entro il 2015 e che a monumenti e opere d'arte preferiranno incursioni in centri commerciali, cittadelle del lusso e outlet.
Erwan Rambourg, analista della HSBC Holdings, afferma che: “I cinesi trovano estremamente cool comprare una borsa di Vuitton a Parigi piuttosto che a Shanghai o Hong Kong”.
Ed è anche per questo motivo che l’Europa si sta piano piano adeguando al fenomeno. Da Londra a Madrid stanno cambiando sia la tipologia di personale assunto, con addetti specifici per i clienti cinesi, sia alcune scenografie di negozi, ispirate al mondo asiatico.
Secondo le stime di Credit Suisse, i cinesi sono i primi clienti dei marchi europei leader nel settore della moda e del lusso.
La loro incidenza è infatti del 30% sul totale contro il solo 16% degli europei stessi.
Subito sotto, consumatori giapponesi (15%) seguiti da statunitensi e asiatici che pesano per il 14% ciascuno, così come latino-americani e mediorientali/africani fermi invece al 5%.
Stando ai dati pubblicati da un recente studio della società McKinsey, l'Europa è quindi una tra le mete più ambite per il 94 milioni di cinesi che si prevede viaggeranno all'estero entro il 2015 e che a monumenti e opere d'arte preferiranno incursioni in centri commerciali, cittadelle del lusso e outlet.
Erwan Rambourg, analista della HSBC Holdings, afferma che: “I cinesi trovano estremamente cool comprare una borsa di Vuitton a Parigi piuttosto che a Shanghai o Hong Kong”.
Ed è anche per questo motivo che l’Europa si sta piano piano adeguando al fenomeno. Da Londra a Madrid stanno cambiando sia la tipologia di personale assunto, con addetti specifici per i clienti cinesi, sia alcune scenografie di negozi, ispirate al mondo asiatico.
lunedì 21 gennaio 2013
Brevetti e rinnovabili. La Cina supera gli USA
Ennesimo primato per la Cina che grazie a oltre 526mila richieste fa del suo ufficio brevetti il primo al mondo superando gli Stati Uniti. E anche gli investimenti in energie rinnovabili volano.
Oltre 526mila richieste. È quanto emerge dagli ultimi dati resi noti dalla World Intellectual Property Prganization, agenzia delle Nazioni Unite che monitora la proprietà intellettuale, relativamente alle richieste depositate all’ufficio brevetti della Repubblica Popolare Cinese nel 2011. Ciò ha confermato il sorpasso storico operato della Cina nei confronti degli Stati Uniti (503 mila).
E l’Europa? Appena il 6,7% delle richieste di brevetto mondiali per lo European Patent Office, con un punto in meno registrato rispetto al 2008.
Ad eccezione del secondo posto degli Stati Uniti, il dominio dell’Asia è evidente; Cina, Giappone e Corea, senza dimenticare la crescita dell'India. Per l'Italia, invece, il bilancio è magro, con 9.721 richieste depositate nel 2011 presso l'Ufficio nazionale, con lievi miglioramenti per i brevetti depositati secondo l'accordo internazionale Pct (Patent Cooperation Treaty).
Oltre a questo, è notizia di ieri che la Cina ha operato un nuovo sorpasso nei confronti degli americani anche sul piano delle energie rinnovabili, divenendo il più grande investitore mondiale.
Oltre 526mila richieste. È quanto emerge dagli ultimi dati resi noti dalla World Intellectual Property Prganization, agenzia delle Nazioni Unite che monitora la proprietà intellettuale, relativamente alle richieste depositate all’ufficio brevetti della Repubblica Popolare Cinese nel 2011. Ciò ha confermato il sorpasso storico operato della Cina nei confronti degli Stati Uniti (503 mila).
E l’Europa? Appena il 6,7% delle richieste di brevetto mondiali per lo European Patent Office, con un punto in meno registrato rispetto al 2008.
Ad eccezione del secondo posto degli Stati Uniti, il dominio dell’Asia è evidente; Cina, Giappone e Corea, senza dimenticare la crescita dell'India. Per l'Italia, invece, il bilancio è magro, con 9.721 richieste depositate nel 2011 presso l'Ufficio nazionale, con lievi miglioramenti per i brevetti depositati secondo l'accordo internazionale Pct (Patent Cooperation Treaty).
Oltre a questo, è notizia di ieri che la Cina ha operato un nuovo sorpasso nei confronti degli americani anche sul piano delle energie rinnovabili, divenendo il più grande investitore mondiale.
giovedì 17 gennaio 2013
Italia e Hong Kong contro le doppie imposizioni
Lo scorso 14 gennaio, il Ministro dell'Economia e delle Finanze, prof. Vittorio Grilli, ha firmato la Convenzione contro le doppie imposizioni tra l'Italia e Hong Kong. Lo riferisce un comunicato stampa del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Una volta ratificata questa convenzione, che si aggiunge alle circa 90 convenzioni già in vigore stipulate dall'Italia, permetterà di intensificare i rapporti economici tra i due paesi secondo i più aggiornati standard dell'OCSE 2010. In genere infatti, le Convenzioni stipulate dall’Italia con i Paesi esteri seguono questo modello.
In particolare, la nuova convenzione ha una duplice funzione: evitando la doppia imposizione dei redditi transfrontalieri fornirà un significativo impulso alle imprese del Made in Italy operanti in Asia e, quale efficace mezzo di contrasto alla evasione fiscale, consentirà all'amministrazione fiscale italiana di ottenere le informazioni, anche di natura bancaria, sui contribuenti operativi ad Hong Kong. Quest’ultima, è bene precisare, ad oggi rientra nella Black List ai fini dell'applicazione dell'art. 2, comma 2-bis del testo unico delle imposte sui redditi (D.M. 04.05.1999 così come modificato dal D.M. 27 luglio 2010) e rientra nella Black List ai fini dell'applicazione dell'art. 167 del testo unico delle imposte sui redditi (D.M. 21 novembre 2001, così come modificata dal D.M. 27 luglio 2010);
Tuttavia, non è da escludere in un prossimo periodo la possibilità che la regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese, possa presto essere tolta dalle liste contenenti i paradisi fiscali.
Una volta ratificata questa convenzione, che si aggiunge alle circa 90 convenzioni già in vigore stipulate dall'Italia, permetterà di intensificare i rapporti economici tra i due paesi secondo i più aggiornati standard dell'OCSE 2010. In genere infatti, le Convenzioni stipulate dall’Italia con i Paesi esteri seguono questo modello.
In particolare, la nuova convenzione ha una duplice funzione: evitando la doppia imposizione dei redditi transfrontalieri fornirà un significativo impulso alle imprese del Made in Italy operanti in Asia e, quale efficace mezzo di contrasto alla evasione fiscale, consentirà all'amministrazione fiscale italiana di ottenere le informazioni, anche di natura bancaria, sui contribuenti operativi ad Hong Kong. Quest’ultima, è bene precisare, ad oggi rientra nella Black List ai fini dell'applicazione dell'art. 2, comma 2-bis del testo unico delle imposte sui redditi (D.M. 04.05.1999 così come modificato dal D.M. 27 luglio 2010) e rientra nella Black List ai fini dell'applicazione dell'art. 167 del testo unico delle imposte sui redditi (D.M. 21 novembre 2001, così come modificata dal D.M. 27 luglio 2010);
Tuttavia, non è da escludere in un prossimo periodo la possibilità che la regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese, possa presto essere tolta dalle liste contenenti i paradisi fiscali.
martedì 15 gennaio 2013
Borsa Cina: aumenta il limite degli investimenti stranieri
La Cina punta ad aumentare, di almeno 10 volte, il limite autorizzato degli investimenti esteri su azioni, obbligazioni e depositi bancari nazionali, attualmente fissato a 80 miliardi di dollari.
Nella giornata di ieri, il presidente della China Securities Regulatory Commission, Guo Shuqing, è intervenuto al Financial Forum di Hong Kong analizzando la situazione degli investimenti stranieri sul mercato azionario cinese e portando alcune novità.
La Cina è infatti intenzionata ad incrementare, di almeno 10 volte, il limite autorizzato degli investimenti esteri su azioni, obbligazioni e depositi bancari nazionali, attualmente fissato a 80 miliardi di dollari. Questo limite era già stato aumentato lo scorso aprile dalla quota di 30 miliardi.
Da non dimenticare poi che nel luglio del 2012 era stata alzata la quota massima di possesso azionario nel capitale di una società quotata passando dal 20% al 30%.
Sono due al momento i programmi che permettono agli operatori stranieri di poter investire sui mercati cinesi: il Qfii (investitori istituzionali stranieri qualificati) e il piano Rqfii (rmb investitori istituzionali stranieri qualificati), istituito quest'ultimo nel 2011 con una quota iniziale di 20 miliardi di yuan (oltre 2 miliardi di euro) e cresciuto a 70 miliardi di yuan lo scorso anno.
Guo Shuqing ha infine aggiunto che il Paese è intenzionato a proseguire nell'internazionalizzazione dello yuan puntando sugli investimenti dei cinesi all’estero.
Nella giornata di ieri, il presidente della China Securities Regulatory Commission, Guo Shuqing, è intervenuto al Financial Forum di Hong Kong analizzando la situazione degli investimenti stranieri sul mercato azionario cinese e portando alcune novità.
La Cina è infatti intenzionata ad incrementare, di almeno 10 volte, il limite autorizzato degli investimenti esteri su azioni, obbligazioni e depositi bancari nazionali, attualmente fissato a 80 miliardi di dollari. Questo limite era già stato aumentato lo scorso aprile dalla quota di 30 miliardi.
Da non dimenticare poi che nel luglio del 2012 era stata alzata la quota massima di possesso azionario nel capitale di una società quotata passando dal 20% al 30%.
Sono due al momento i programmi che permettono agli operatori stranieri di poter investire sui mercati cinesi: il Qfii (investitori istituzionali stranieri qualificati) e il piano Rqfii (rmb investitori istituzionali stranieri qualificati), istituito quest'ultimo nel 2011 con una quota iniziale di 20 miliardi di yuan (oltre 2 miliardi di euro) e cresciuto a 70 miliardi di yuan lo scorso anno.
Guo Shuqing ha infine aggiunto che il Paese è intenzionato a proseguire nell'internazionalizzazione dello yuan puntando sugli investimenti dei cinesi all’estero.
venerdì 11 gennaio 2013
Aumentano le opportunità di investimento nello Jiangxi
La provincia di Jiangxi, nel periodo gennaio-settembre 2012, ha approvato la costituzione di 548 imprese a capitale straniero: questo numero è in calo del 3,5% rispetto al 2011 ma il capitale realmente investito ha registrato un incremento del 12,9% rispetto all’anno precedente.
Jiangxi, provincia della Repubblica Popolare Cinese del sud-est del paese, dotata di 11 comuni rappresenta per le imprese a capitale straniero un’opportunità di investimento.
Dotata di abbondanti risorse naturali, la provincia è terza nella classifica nazionale dei prezzi più bassi in termini immobiliari (1,25 RMB/mq, con rimborsi da parte del governo locale).
Lo scorso anno le industrie principali della provincia sono state la chimica, la metallurgia, l’automobilistico, il settore alimentare, e le industrie farmaceutiche.
Vittima dei salari e del lavoro, l'economia della provincia si trova ora in una bassa fascia della catena del valore, avendo altre provincie, come Guangdong o Zhejiang, attirato manodopera qualificata grazie proprio a salari maggiori.
Il governo locale ha stanziato numerose norme in materia di imposizione fiscale per incentivare gli investimenti ed ha in programma di aumentare le infrastrutture e di sviluppare nuovi progetti energetici, compreso quello nucleare.
Nel periodo gennaio-settembre 2012, Jiangxi ha acconsentito la costituzione di 548 imprese a capitale straniero. Un numero in calo del 3,5% rispetto al 2011, ma che di fatto ha visto registrare un aumento del 12,9% relativo al capitale realmente investito (5.101 milioni di dollari).
Jiangxi, provincia della Repubblica Popolare Cinese del sud-est del paese, dotata di 11 comuni rappresenta per le imprese a capitale straniero un’opportunità di investimento.
Dotata di abbondanti risorse naturali, la provincia è terza nella classifica nazionale dei prezzi più bassi in termini immobiliari (1,25 RMB/mq, con rimborsi da parte del governo locale).
Lo scorso anno le industrie principali della provincia sono state la chimica, la metallurgia, l’automobilistico, il settore alimentare, e le industrie farmaceutiche.
Vittima dei salari e del lavoro, l'economia della provincia si trova ora in una bassa fascia della catena del valore, avendo altre provincie, come Guangdong o Zhejiang, attirato manodopera qualificata grazie proprio a salari maggiori.
Il governo locale ha stanziato numerose norme in materia di imposizione fiscale per incentivare gli investimenti ed ha in programma di aumentare le infrastrutture e di sviluppare nuovi progetti energetici, compreso quello nucleare.
Nel periodo gennaio-settembre 2012, Jiangxi ha acconsentito la costituzione di 548 imprese a capitale straniero. Un numero in calo del 3,5% rispetto al 2011, ma che di fatto ha visto registrare un aumento del 12,9% relativo al capitale realmente investito (5.101 milioni di dollari).
giovedì 10 gennaio 2013
Festività in Cina nel 2013
Il Consiglio di Stato ha emanato un provvedimento relativo ai giorni di festività nazionale in Cina per il 2013. Si lavorerà anche alcuni sabato e alcune domeniche.
Il Consiglio di Stato ha emanato un provvedimento relativo ai giorni di festività nazionale in Cina per il 2013.
Queste di seguito le festività previste dopo quelle dal 1° gennaio al 3 gennaio per il Capodanno: dal 09 al 15 febbraio (Capodanno cinese/Spring Festival), dal 4 al 6 Aprile (Qingming Festival), dal 29 aprile al 1° maggio (Festa del Lavoro), dal 10 al 12 giugno (Dragon Boat Festival), dal 19 settembre al 21 settembre (Festa di metà autunno), dal 1° ottobre al 7 ottobre (Festa nazionale per la nascita della RP Cinese).
Come già accaduto per il 5 e 6 gennaio (sabato e domenica), le giornate del 16 febbraio (Sabato), 17 febbraio (Domenica), 7 aprile (Domenica), 27 aprile (Sabato), 28 aprile (Domenica), 8 giugno (Sabato), 9 giugno (Domenica), 22 settembre (Domenica), 29 settembre (Domenica) e 12 ottobre (Domenica) saranno considerati giorni lavorativi.
Il Consiglio di Stato ha emanato un provvedimento relativo ai giorni di festività nazionale in Cina per il 2013.
Queste di seguito le festività previste dopo quelle dal 1° gennaio al 3 gennaio per il Capodanno: dal 09 al 15 febbraio (Capodanno cinese/Spring Festival), dal 4 al 6 Aprile (Qingming Festival), dal 29 aprile al 1° maggio (Festa del Lavoro), dal 10 al 12 giugno (Dragon Boat Festival), dal 19 settembre al 21 settembre (Festa di metà autunno), dal 1° ottobre al 7 ottobre (Festa nazionale per la nascita della RP Cinese).
Come già accaduto per il 5 e 6 gennaio (sabato e domenica), le giornate del 16 febbraio (Sabato), 17 febbraio (Domenica), 7 aprile (Domenica), 27 aprile (Sabato), 28 aprile (Domenica), 8 giugno (Sabato), 9 giugno (Domenica), 22 settembre (Domenica), 29 settembre (Domenica) e 12 ottobre (Domenica) saranno considerati giorni lavorativi.
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