Dallo scorso 6 settembre la Cina ha iniziato a utilizzare lo yuan nella compravendita di petrolio proveniente dalla Russia. Il dollaro quindi, perlomeno in relazione ai rapporti petroliferi cino-russi, sembra estromesso.
La guerra delle valute annunciata lo scorso fine settimana dal ministro della finanze brasiliano potrebbe essere solo all’inizio. La Repubblica Popolare Cinese, infatti, ha comunicato che dal 6 settembre ha iniziato a utilizzare direttamente lo yuan nella compravendita di petrolio proveniente dalla Russia.
Siamo quindi di fronte a una possibile messa in discussione di quello che è l’ordine mondiale attuale, con gli Usa che potrebbero veder vacillare il loro ruolo di superpotenza basato sull’artificioso predominio del dollaro. La domanda che gli analisti si pongono ora riguarda quelle che potranno essere le reazioni degli americani dinanzi a questa mossa di Pechino.
“La decisione della Cina di pagare in yuan le forniture di petrolio provenienti dalla Russia, che ha accettato di buon grado, rispondendo che le risorse a di oro nero a favore del partner asiatico saranno illimitate, benché poco reclamizzata dai media, potrebbe essere l'alba di un nuovo ordine valutario mondiale dove il dollaro potrebbe progressivamente perdere il proprio ruolo centrale - spiega Gabriele Vedani, managing director di Fxcm Italia -. Non dimentichiamo infatti che il bene di gran lunga più scambiato oggi al mondo è proprio il petrolio. Potenzialmente devastante per il biglietto verde con effetti difficilmente reversibili nel medio/lungo termine”.
L’annuncio dell’abbandono del dollaro negli scambi petroliferi cino-russi potrebbe essere una semplice mossa cinese per rilanciare la domanda interna. Ma c’è dell’altro. Potrebbe esserci infatti dietro a ciò un progetto fondato sul futuro ruolo che lo yuan potrebbe avere come unica valuta imposta da Pechino per gli scambi internazionali.
mercoledì 26 settembre 2012
lunedì 24 settembre 2012
Scontri al Foxconn
La polizia ha impiegato quasi 4 ore per sedare gli scontri. I disordini pare che siano scoppiati dopo che un operaio, rifiutatosi di svolgere del lavoro straordinario, era stato picchiato.
Era il luglio del 2010 quando sui giornali comparivano notizie relative al suicidio di alcuni dipendenti della Foxconn, azienda che produce i tablet per conto della Apple.
È notizia di oggi che più di 2mila dipendenti sono stati coinvolti in una maxi rissa scoppiata intorno alle 23 di domenica sera. Diversi gli operai arrestati. I disordini sarebbero scoppiati dopo che un operaio sarebbe stato picchiato poiché si rifiutava di fare lo straordinario. Solo alle 3 del mattino la polizia è riuscita a riportare la calma.
L’impianto di Taiyuan, nella provincia centro-orientale dello Shanxi, impiega quasi 80mila persone e in questi giorni è impegnata nella produzione e nell’assemblaggio soprattutto del retro dell’ultima versione dell’Iphone.
La Foxconn Technology Group, di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision Industry Co., è attiva nel mondo con oltre 1,3 milioni di persone, lavorando per primarie società mondiali come Apple, Sony, Nokia e altri. Un report della FLA (Fair Labour Association) dello scorso aprile, confermava le “gravi e pressanti mancanze di conformità” circa le condizioni di lavoro degli operai cinesi, sia rispetto agli standard di condotta previsti dall’ente sia per quanto riguarda le leggi del Dragone.
Era il luglio del 2010 quando sui giornali comparivano notizie relative al suicidio di alcuni dipendenti della Foxconn, azienda che produce i tablet per conto della Apple.
È notizia di oggi che più di 2mila dipendenti sono stati coinvolti in una maxi rissa scoppiata intorno alle 23 di domenica sera. Diversi gli operai arrestati. I disordini sarebbero scoppiati dopo che un operaio sarebbe stato picchiato poiché si rifiutava di fare lo straordinario. Solo alle 3 del mattino la polizia è riuscita a riportare la calma.
L’impianto di Taiyuan, nella provincia centro-orientale dello Shanxi, impiega quasi 80mila persone e in questi giorni è impegnata nella produzione e nell’assemblaggio soprattutto del retro dell’ultima versione dell’Iphone.
La Foxconn Technology Group, di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision Industry Co., è attiva nel mondo con oltre 1,3 milioni di persone, lavorando per primarie società mondiali come Apple, Sony, Nokia e altri. Un report della FLA (Fair Labour Association) dello scorso aprile, confermava le “gravi e pressanti mancanze di conformità” circa le condizioni di lavoro degli operai cinesi, sia rispetto agli standard di condotta previsti dall’ente sia per quanto riguarda le leggi del Dragone.
mercoledì 19 settembre 2012
Informatica: Lenovo punta Stoneware
Il colosso cinese Lenovo annuncia di voler acquistare l’americana Stoneware
La cinese Lenovo Group ha annunciato di voler acquistare l'azienda di software americana Stoneware.
Il colosso cinese, fondato nel 1984 a Hong Kong e che risulta essere oggi il più grande produttore di personal computer nella Repubblica Popolare Cinese, ha intenzione di permettere agli utenti di connettere i propri dispositivi attraverso internet, nel tentativo di espandere i propri servizi.
La cifra dell'offerta non è stata ancora resa pubblica. Lenovo non trarrà particolari benefici economici dall'acquisizione ma aumenterà la propria offerta di cloud computing, che permette agli utenti di accedere ai propri dati remotamente o di controllare dispositivi diversi attraverso un singolo computer.
Lo scorso mese l’azienda aveva già sottoscritto un accordo con Emc Corp. per sviluppare e vendere prodotti per l'immagazzinamento di reti.
Non è la prima mossa strategica effettuata dall’azienda negli ultimi mesi; nel corso del 2012, Lenovo ha infatti già acquisito anche la CCE, principale venditore di computer in Brasile per una somma di 147 milioni di dollari.
La cinese Lenovo Group ha annunciato di voler acquistare l'azienda di software americana Stoneware.
Il colosso cinese, fondato nel 1984 a Hong Kong e che risulta essere oggi il più grande produttore di personal computer nella Repubblica Popolare Cinese, ha intenzione di permettere agli utenti di connettere i propri dispositivi attraverso internet, nel tentativo di espandere i propri servizi.
La cifra dell'offerta non è stata ancora resa pubblica. Lenovo non trarrà particolari benefici economici dall'acquisizione ma aumenterà la propria offerta di cloud computing, che permette agli utenti di accedere ai propri dati remotamente o di controllare dispositivi diversi attraverso un singolo computer.
Lo scorso mese l’azienda aveva già sottoscritto un accordo con Emc Corp. per sviluppare e vendere prodotti per l'immagazzinamento di reti.
Non è la prima mossa strategica effettuata dall’azienda negli ultimi mesi; nel corso del 2012, Lenovo ha infatti già acquisito anche la CCE, principale venditore di computer in Brasile per una somma di 147 milioni di dollari.
giovedì 13 settembre 2012
Cina: nuova opportunità a Nord-Ovest
È stata fondata la prima zona di sviluppo di livello statale a Lanzhou, nella Provincia del Gansu, che diverrà un’area per lo spostamento delle industrie localizzate nella zona centro-orientale del Paese.
Nei giorni scorsi è stato approvato e fondato dal Consiglio di Stato cinese, il Nuovo Distretto di Lanzhou, la quinta zona di sviluppo di livello statale, nonché la prima del Nord-Ovest. Questo distretto ha una superficie di 246 metri quadrati. Secondo il direttore del Dipartimento per lo sviluppo della Cina occidentale della Commissione dello Sviluppo e Apertura cinese, Qin Yucai, la scelta di Lanzhou è dovuta alla sua particolare posizione strategica. Questa zona diventerà in futuro un'area pilota per il trasferimento delle industrie della Cina centro-orientale e potrà divenire una misura importante per analizzare lo sviluppo dell'area occidentale del Paese ed aumentare l'apertura verso queste regioni.
Durante la conferenza stampa tenutasi il giorno stesso, il presidente della provincia del Gansu, Liu Weiping, ha spiegato che nel prossimo futuro, i punti chiave dello sviluppo del Nuovo Distretto di Lanzhou saranno: il settore della produzione d'impianti, l'industria petrolchimica, il settore biomedico e quello dell'high-tech. "Rafforzeremo la costruzione delle infrastrutture del Nuovo Distretto di Lanzhou – ha poi aggiunto - gli daremo una disposizione privilegiata e un sostegno chiave e sotto l'aspetto finanziario incoraggeremo e condurremo gli organismi finanziari a fornire maggiore sostegno e prestiti".
Nei giorni scorsi è stato approvato e fondato dal Consiglio di Stato cinese, il Nuovo Distretto di Lanzhou, la quinta zona di sviluppo di livello statale, nonché la prima del Nord-Ovest. Questo distretto ha una superficie di 246 metri quadrati. Secondo il direttore del Dipartimento per lo sviluppo della Cina occidentale della Commissione dello Sviluppo e Apertura cinese, Qin Yucai, la scelta di Lanzhou è dovuta alla sua particolare posizione strategica. Questa zona diventerà in futuro un'area pilota per il trasferimento delle industrie della Cina centro-orientale e potrà divenire una misura importante per analizzare lo sviluppo dell'area occidentale del Paese ed aumentare l'apertura verso queste regioni.
Durante la conferenza stampa tenutasi il giorno stesso, il presidente della provincia del Gansu, Liu Weiping, ha spiegato che nel prossimo futuro, i punti chiave dello sviluppo del Nuovo Distretto di Lanzhou saranno: il settore della produzione d'impianti, l'industria petrolchimica, il settore biomedico e quello dell'high-tech. "Rafforzeremo la costruzione delle infrastrutture del Nuovo Distretto di Lanzhou – ha poi aggiunto - gli daremo una disposizione privilegiata e un sostegno chiave e sotto l'aspetto finanziario incoraggeremo e condurremo gli organismi finanziari a fornire maggiore sostegno e prestiti".
martedì 11 settembre 2012
Apple-Proview: 60 milioni chiudono la controversia
L’utilizzo del marchio in Cina è ora realtà. Apple chiude infatti la disputa con la Proview per il nome iPad con un pagamento di 60 milioni.
Come può essere quantificato il costo per il mancato utilizzo del proprio marchio nel mercato cinese? Deve essere stata questa la domanda che ha spinto Apple al pagamento di 60 milioni di dollari a favore della Proview, azienda cinese che detiene tutti i diritti del marchio iPad in Cina. Il compenso, avvenuto presso l’Alta Corte di Guandong in Cina la scorsa settimana, ha chiuso definitivamente la battaglia legale tra le due aziende. La cifra dei 60 milioni pagati dall’azienda di Cupertino è sicuramente superiore a quella dei 16 che inizialmente si pensava avesse offerto, ma rispecchia effettivamente il valore dell’utilizzo del marchio nel mercato.
Queste le parole di un legale dell’azienda cinese: “La Proview sperava di ottenere più soldi, ma era davvero sotto pressione per pagare i suoi ingenti debiti; la compagnia sperava di ottenere circa 400 milioni di dollari ma ha dovuto accettare l’offerta di Apple per evitare l’imminente banca rotta della compagnia”.
Apple acquistò il diritto all’utilizzo del nome iPad nel 2009, senza l’ufficiale consentito da parte della Proview, che poco dopo avrebbe rotto i confini legali della Cina andando ad accusare Apple in un tribunale californiano per perdere poi, la causa.
Come può essere quantificato il costo per il mancato utilizzo del proprio marchio nel mercato cinese? Deve essere stata questa la domanda che ha spinto Apple al pagamento di 60 milioni di dollari a favore della Proview, azienda cinese che detiene tutti i diritti del marchio iPad in Cina. Il compenso, avvenuto presso l’Alta Corte di Guandong in Cina la scorsa settimana, ha chiuso definitivamente la battaglia legale tra le due aziende. La cifra dei 60 milioni pagati dall’azienda di Cupertino è sicuramente superiore a quella dei 16 che inizialmente si pensava avesse offerto, ma rispecchia effettivamente il valore dell’utilizzo del marchio nel mercato.
Queste le parole di un legale dell’azienda cinese: “La Proview sperava di ottenere più soldi, ma era davvero sotto pressione per pagare i suoi ingenti debiti; la compagnia sperava di ottenere circa 400 milioni di dollari ma ha dovuto accettare l’offerta di Apple per evitare l’imminente banca rotta della compagnia”.
Apple acquistò il diritto all’utilizzo del nome iPad nel 2009, senza l’ufficiale consentito da parte della Proview, che poco dopo avrebbe rotto i confini legali della Cina andando ad accusare Apple in un tribunale californiano per perdere poi, la causa.
lunedì 10 settembre 2012
Cresce l’inflazione cinese
A far aumentare l'inflazione al 2% nel mese di agosto, rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, i prezzi degli alimenti e delle case.
L'Istituto Nazionale di Statistica conferma l’aumento dell'inflazione cinese nello scorso mese. Il dato registrato è del 2%, in aumento di 0,2 punti rispetto a luglio (1,8%). In aumento anche l'indice dei prezzi alla produzione, salito al 3,5% ad agosto rispetto al 2,9% di luglio.
Come è risaputo l’inflazione comporta un aumento generale dei prezzi, la cui prima ed immediata conseguenza è la diminuzione del potere d'acquisto del denaro.
Il dato inflattivo di agosto rappresenta pertanto il primo aumento in cinque mesi dopo aver toccato a luglio il dato più basso da 30 mesi. Sono i prezzi degli alimenti ad aver fatto aumentare l'inflazione; essi infatti contano per circa un terzo del paniere preso in esame. A contribuire all'aumento dell'inflazione, anche l'aumento dei prezzi delle case ad agosto per il terzo mese consecutivo. Il declino dell'indice dei prezzi alla produzione (Ppi) al 3,5% ad agosto rispetto allo stesso mese dell'anno passato, rappresenta il sesto abbassamento di fila dopo che a marzo lo stesso indice aveva visto il primo aumento dal dicembre 2009.
Il dato dell'inflazione appena diffuso è in linea con le previsioni degli esperti che hanno pronosticato un aumento del 3,5% alla fine dell'anno, considerando anche un nuovo taglio dei tassi di interesse.
L'Istituto Nazionale di Statistica conferma l’aumento dell'inflazione cinese nello scorso mese. Il dato registrato è del 2%, in aumento di 0,2 punti rispetto a luglio (1,8%). In aumento anche l'indice dei prezzi alla produzione, salito al 3,5% ad agosto rispetto al 2,9% di luglio.
Come è risaputo l’inflazione comporta un aumento generale dei prezzi, la cui prima ed immediata conseguenza è la diminuzione del potere d'acquisto del denaro.
Il dato inflattivo di agosto rappresenta pertanto il primo aumento in cinque mesi dopo aver toccato a luglio il dato più basso da 30 mesi. Sono i prezzi degli alimenti ad aver fatto aumentare l'inflazione; essi infatti contano per circa un terzo del paniere preso in esame. A contribuire all'aumento dell'inflazione, anche l'aumento dei prezzi delle case ad agosto per il terzo mese consecutivo. Il declino dell'indice dei prezzi alla produzione (Ppi) al 3,5% ad agosto rispetto allo stesso mese dell'anno passato, rappresenta il sesto abbassamento di fila dopo che a marzo lo stesso indice aveva visto il primo aumento dal dicembre 2009.
Il dato dell'inflazione appena diffuso è in linea con le previsioni degli esperti che hanno pronosticato un aumento del 3,5% alla fine dell'anno, considerando anche un nuovo taglio dei tassi di interesse.
martedì 4 settembre 2012
Attività manifatturiera ai minimi
In frenata l'attività manifatturiera di Pechino. Mai così male dal 2009.
Secondo i dati comunicati nella giornata di ieri dalla banca Hsbc, lo scorso mese l'attività manifatturiera in Cina è scesa al livello più basso dal marzo 2009. Il dato conferma dunque il forte rallentamento della crescita della seconda economia mondiale.
L'indice Pmi dei responsabili degli acquisti delle imprese cinesi lo scorso mese è sceso a 47,6 punti dai 49,3 di luglio. L'indicatore, se si trova sotto quota 50, segnala una congiuntura in frenata.
I dati ufficiali appena comunicati da Pechino, non si discostano di molto dalle previsioni degli analisti che una settimana fa avevano pronosticato 47,8 contro i 49,3 di luglio.
Secondo gli analisti, l'inflazione ad agosto dovrebbe essere registrata al 2,3% rispetto all'1,8% di luglio, che rappresentava a ogni modo il dato più basso da 30 mesi.
Secondo i dati comunicati nella giornata di ieri dalla banca Hsbc, lo scorso mese l'attività manifatturiera in Cina è scesa al livello più basso dal marzo 2009. Il dato conferma dunque il forte rallentamento della crescita della seconda economia mondiale.
L'indice Pmi dei responsabili degli acquisti delle imprese cinesi lo scorso mese è sceso a 47,6 punti dai 49,3 di luglio. L'indicatore, se si trova sotto quota 50, segnala una congiuntura in frenata.
I dati ufficiali appena comunicati da Pechino, non si discostano di molto dalle previsioni degli analisti che una settimana fa avevano pronosticato 47,8 contro i 49,3 di luglio.
Secondo gli analisti, l'inflazione ad agosto dovrebbe essere registrata al 2,3% rispetto all'1,8% di luglio, che rappresentava a ogni modo il dato più basso da 30 mesi.
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