Lusso e crisi. Questa la dicotomia al centro del Luxury China show 2013, svoltosi dal 22 al 24 giugno scorsi a Pechino. Se infatti solamente ad aprile Credit Suisse affermava che il mercato del lusso in Paesi come Cina o Russia cresceva tre volte di più di quanto faceva il Pil nazionale, oggi, la campagna moralizzatrice, voluta dal presidente cinese Xi Jinping, rischia d’impattare non solo sull’economia di Pechino, ma anche sull’espansione dei marchi del lusso mondiale.
Nel 2012 la Cina si posizionava al quarto posto in termini di vendite di beni di lusso, dietro Stati Uniti, Giappone, Italia e Francia. Stando al China Daily, il mercato dei beni di lusso starebbe addirittura superando quello di una superpotenza come gli Stati Uniti. Un sondaggio proposto dal giornale ha stabilito nel punteggio di 108 l’indice di propensione agli acquisti di lusso da parte dei consumatori cinesi, con un surplus di 15 punti rispetto alla media globale.
Zhai Wenjing, direttrice del progetto afferma che: “Molti ancora credono che i prodotti più costosi siano i migliori. Forse ciò che cercano è il simbolo della loro identità. Più costose sono le cose, più alto è il tuo status sociale. Ma per chi cerca davvero gusto e qualità della vita, ha più importanza l’aspetto privato e spirituale di prodotti di lusso su misura. Persone differenti hanno bisogni differenti”.
Non è tutto oro quello che luccica dunque. Se dal 2007 al 2011 tante aziende del lusso hanno visto crescite a doppia cifra in Cina, ora la situazione si fa più difficile: i gusti dei clienti stanno diventando sempre più sofisticati. L'esposizione, ad esempio, già lo scorso anni aveva attirato molte marche svizzere di orologi, ma l’effettivo impatto sul mercato, come affermato da Arnaud Nicolas, amministratore delegato della SWIZA SA Manufacture, è stato molto modesto.